Vieni ad ascoltare il silenzio! La plumbea mattinata stava lasciando spazio al sole, un raggio di calore mi stava scaldando le gote, mentre ero accoccolato in veranda a leggere un libro. Come un bicchiere d’acqua sul viso, quel calore mi ha destato dal racconto che stavo gustando, dandomi la sveglia per dare una svolta alla giornata. La mia dolce metà stava preparando qualche manicaretto nella cucina adiacente, nel mentre era affaccendata, mi sono avvicinato di soppiatto e come mia consuetudine il dispetto quotidiano era li a venire. Presa sui fianchi per stimolare il solletico cosa da lei odiata e bacio sul collo per stemperare la possibile arrabbiatura. Ancora non avevo deciso. Ma un nome mi rimbombava nella mente: Portobuffolè.
Il segeto di Portobuffolè

More, ti ga vogia de ‘ndar far un giro? (Amore hai voglia d’andare a fare un giro?)
Vara che xe pronto doboto (Guarda che a breve è pronto)
Spezzatino e patate, tanta roba!
Si certo ma dopo pranzo intendevo!
E dove ti me porti?
Prima il mistero, poi la rivelazione: Portobuffolè

Onestamente non lo sapevo, dovevo decidere d’andare da qualche parte a fare due passi, giusto per prendere un’po’ d’aria! Nel mentre eravamo seduti a pranzare stavo elucubrando su dove poter andare, c’erano svariate possibilità, o una “banale” passeggiata “standard a scelta tra Mestre, Padova o Treviso oppure una passeggiata meno standard ma più di spessore in “capitale” oppure alla ricerca di qualche cosa di nuovo.
Non so come mi sia venuto in mente, ma qualche tempo fa un conoscente mi aveva parlato di Portobuffolè un paesino che a suo dire era piccolo ma affascinante. Di Portobuffolè non sapevo assolutamente nulla, se non che era dalle parti di Oderzo, in ogni caso sul limitare del Veneto ai confini del Friuli.
Così tra una “scarpetta” ed un’altra, (il sugo dello spezzatino che fa mia moglie è la fine del mondo), ho proposto alla dolce consorte questa opzione di passeggiata alternativa, ben sapendo di non sapere cosa avremmo trovato.
Come ho scritto nell’intro arrivati di fronte alla porta d’ingresso del paese, sormontata da un leone di San Marco il cartello di benvenuto recitava la seguente frase: “Vieni ad ascoltare il silenzio!”. Così mi ha accolto Portobuffolè e mai verità fu più metafora oggettiva della realtà.
Portobuffolè e il silenzio

Il primo impatto è stato quasi da contemplazione, parcheggiata l’auto sotto ad un ulivo, di fronte a noi si parava un ponte di pietra alzato sopra un prato, ma plausibilmente un tempo doveva scorrervi dell’acqua. Aldilà del ponte un arco con alla sua sommità il segno distintivo di chi in quei posti un tempo dominava, ovvero il passaporto della Serenissima l’effigie in marmo del Leone alato, con in mano il Vangelo a segno di pace amicizia e fratellanza.
Entrato nella piccola piazza: sulla destra una chiesetta, sulla sinistra un piccolo viale, con a sinistra la torre ed il muse d’arte contadina; in fondo una scuola in un edificio molto particolare credo dei primi del 900 e fronte a noi un porticato quindi, come anticipato dal cartello all’ingresso del paese, il silenzio.
Abbiamo fatto il giro dell’abitato in pochi minuti, ma la curiosità di scoprire di cosa si trattasse era tanta, ed ho voluto approfondire.
Storia del Comune di Portobuffolè

NOTE STORICHE
Origine ed etimologia
Controverse le origini di Portobuffolè. Prima della sua nascita, sulla sinistra del Livenza, esisteva un umile villaggio di pescatori, agricoltori e pastori, la cui origine si fa risalire al terzo secolo avanti Cristo, chiamato Septimum de Liquentia. Septimum perchè distante sette miglia dall’antica città di Oderzo (Opitergium). La storia locale cristiana ricorda Septimum tra il 620 e il 700 d.C. in occasione della traslazione del corpo di S. Tiziano da Oderzo a Ceneda.
Più tardi, in un documento del 997, apparve invece il termine “castello”.
In quell’anno venne stipulato un contratto d’affitto tra il Vescovo di Ceneda Sicardo e il Doge di Venezia Pietro Orseolo II°. Su questo documento si legge: “… castro et portu… in loco Septimo… Castello e porto (fluviale) in località Settimo… “. In un altro documento: “… Castellarium Portus Buvoledi… “ da cui si ebbe Portusbufoledi.
“… Voce la cui derivazione, anzichè da bufalo, come comunemente si crede, devesi ricercare nella parola bova che dal latino medievale significa canale… ” (1)
(1) Marchesan – Gaia da Camino, pag. 59, Tip. Turazza Treviso, 1904.
DOMINIO VENETO

Il 4 aprile 1339 Portobuffolè, con decreto del senato Veneto e con delibera del Maggior Consiglio di Treviso, passò a Venezia. Ottenne un Consiglio Civico, un Consiglio Popolare e l’ordine dei nobili.
Più tardi i Genovesi obbligarono i Veneziani a cedere la Marca trevigiana all’arciduca d’Austria, che la vendette a Francesco di Carrara. Una rivolta popolare riportò Portobuffolè, ancora una volta, a Venezia.
Dopo una breve parentesi di dominazione turca, Portobuffolè conobbe, sotto il dominio veneto, un periodo di grande splendore. La Repubblica Veneta concesse il titolo di Città, lo stemma gentilizio ed un podestà, che rimaneva in carica solo 16 mesi, con ampie mansioni politico-amministrative.
Portobuffolè divenne capoluogo di mandamento, sede di avvocati, notai, architetti ed artigiani, importante ed attivo centro commerciale e culturale.
DOMINIO FRANCESE

Nel 1797 Portobuffolè passò sotto il dominio francese. Ebbe un tribunale civile e criminale di prima istanza.
Con decreto del governo francese del 5 maggio 1797 la sua giurisdizione si allargò a Mansuè, Fossabiuba, Baite, Basalghelle, Cornarè, Rigole, Vallonto, Lutrano, Villalonga, Saccon di Lia, Camino, Stala di Oderzo, Levada, Fraine, Colfrancui, Campagnola, Burniola, Roverbasso, Campomolino e Codognè.
Con la pace di Campoformido, il Veneto passò all’Austria e per Portobuffolè iniziò il declino. Perdette infatti il tribunale di prima istanza ed il Municipio.
Nel 1807 cessò di essere anche distretto e nel 1816 la frazione di Settimo passò al comune di Brugnera fino al 1826.
Cosa vedere a Portobuffolè

La chiesetta che ho visto sulla destra appena entrato in paese in realtà è un Duomo con degli esterni che sono molto semplici, la severa facciata è stata restaurata nel 1868. L’interno è strutturato in un’unica navata molto luminosa. Altre due piccole navate laterali furono aggiunte nel Novecento per ampliare il presbiterio.
Il soffitto è ornato da una serie di dipinti del primo Novecento, organizzati in riquadri: al centro il Trionfo di san Marco e san Prosdocimo, ai lati la Traslazione di san Tiziano, avvenuta, secondo la tradizione, da Settimo a Ceneda, e Sant’Antonino e san Francesco.
Il coro fu realizzato tra il XVII e il XVIII secolo. L’altare maggiore proviene da Portogruaro (1760) e, alla sua destra, spicca un grande crocifisso del XVI secolo.
Gli altari laterali sono due, dedicati rispettivamente a sant’Antonio (1700) e alla Madonna del Rosario (1762). Alla sinistra dell’ingresso si trova il fonte battesimale in pietra (metà del Cinquecento) con copertura lignea ottagonale (seicentesca). Lo sovrasta una tavola di Francesco da Milano, la Vergine assunta in cielo con gli Apostoli, san Marco e san Prosdocimo (1536 circa). Sono di un artista contemporaneo le due tele sulla parete destra, il Crocifisso e la Natività.
L’organo a 472 canne è opera di Gaetano Callido (1780). Sopra lo strumento campeggia lo stemma della città.
Scegliete il silenzio
Se avete voglia di scoprire un bellissimo silenzio, fate due passi a Portobuffolè ma se volete invece essere immersi nella coreografia del paese con tante persone, andateci durante una delle tante manifestazioni che si svolgono durante l’anno, a seguire il link della pagina Social della Pro Loco: https://www.facebook.com/profile.php?id=100064315977033
Io abito a Portobuffolè; paese bello ma senza servizi. Bisogna avere la macchina H24!
Ci sono diverse abitazioni chiese, i giovani vanno via da Portobuffolè per andare a vivere nei paesi limitrofi. Il centro storico è quasi disabitato, la Villa Giustiniani è chiusa da altre 4 anni, le scuole, ancora una bellissima struttura, hanno allestito una mostra di Barby permanente! L’ex ospedale è abbandonato a se stesso. Chi gestisce il parse basta fare feste e mercatini . Non si Vive di sole feste!! Molto Bello, ma gestito male da anni. 😭