Oltre che con gli USA, Putin ce l’ha soprattutto con noi italiani. Eravamo in molti un tempo ad ammirarlo, qualcuno in modo esagerato e lascivo perché interessato. Tanto da ritenerlo garante di pace e migliore statista del mondo, pur essendo un piccolo funzionario del KGB, che per circostanze fortuite si trova alla guida di un grande paese. C’è chi lo ammira ancora oggi che sta scatenando l’inferno. Per rincarare la sua rabbia la Farnesina ha convocato l’ambasciatore russo a Roma e gli ha comunicato – seppure nessuno gliel’avesse chiesto – che l’Italia non riconosce i referendum con cui la Russa di poter concedere il nascere delle quattro province ucraine confinanti col suo territorio. Ecco perché potremmo essere tutti in pericolo della follia di Putin.
Lasciate la Russia; troppo pericolo

Il pericolo che corriamo è confermato dall’appello del ministro degli Esteri ai cittadini italiani che si trovano in Russia di lasciare al più presto quel paese. Vuol dire che corrono il pericolo di essere arrestati o soggetti a rappresaglia. A meno che, seguendo l’esempio di Orban in Ungheria, il nuovo governo non capovolga la politica atlantista e mitighi la nostra posizione, per ora giustamente critica, ma pericolosa.
Il pericolo nucleare

Da un’eventuale bomba nucleare, che Putin minaccia di usare, non c’è difesa. Ne basta una minuscola, che chiamano arma nucleare tattica e che entra in una valigia, per annientare qualsiasi forma di vita in un’area di molti chilometri. Gli uomini, perlopiù stupidi, ritengono che avendo l’armamento nucleare sia l’America che la Russia, la Cina e altri sei paesi (India, Pakistan, Corea del Nord, Francia, Regno Unito e Israele) è come se non ce l’avesse nessuno. Se qualcuno sganciasse un ordigno, gli altri risponderebbero e sarebbe la fine del mondo. Nessuno ne ha interesse. Quindi, secondo questa logica sbagliata, il pericolo nucleare non esiste. È raro, però, che gli ordigni arrugginiscano negli arsenali. I guerrafondai e i mercanti d’armi e di morte istigano a usarle per fabbricarne di nuove e sempre più sofisticate e costose.
Pericolo o minaccia

Oggi è aumentato il numero delle guerre, anche se è risaputo che nessuno le vince. Piangono tutti per la distruzione e i lutti. Va avanti così da millenni, ma nessuno ha ancora imparato che l’unico modo per vincere è coltivare la pace.
Persino i paesi in cui gli abitanti muoiono letteralmente di fame quando si tratta di acquistare armamenti i soldi li trovano. Ma non per dare da mangiare al popolo.
La guerra è il business più redditizio. Per gli imprenditori, gli industriali, le banche e persino per la povera gente perché in quel giro vorticoso di soldi ognuno spera che ci sia qualche briciola anche per sé. Figuriamoci se qualcuno ha intenzione di interromperlo. Se dipendesse dal popolo palestinese e quello israeliano, troverebbero certamente l’accordo per vivere in pace. Però, c’è chi li istiga e fomenta la guerra, che sembra essere eterna. Siccome le decisioni più impensate non dipendono da riflessioni ragionevoli, potremmo essere alla vigilia di una guerra nucleare, che, del resto, Putin ha chiaramente dichiarato.
Ken Follet

Tremavo qualche mese fa leggendo il nuovo libro di Ken Follett, uscito a Natale scorso. Gli scrittori hanno una sensibilità particolare e spesso anticipano fenomeni straordinari o eventi catastrofici che avvengono poco dopo o addirittura contemporaneamente alla pubblicazione. Per niente al mondo parla del conflitto nucleare che, nonostante le cautele della diplomazia, scoppia tra Cina e Stati Uniti. Presidente USA è una donna saggia e tollerante che, però, non riesce a evitare la tragedia. A un certo punto dalla Corea del Nord parte un missile che viene intercettato da Washington, che a sua volta risponde. Il libro termina col conseguente intervento immediatto della Cina in difesa dell’alleato. La conclusione è affidata all’immaginazione del lettore.
La situazione

Purtroppo la situazione politica in Europa e nel mondo non è delle più rosee, essendo diminuito notevolmente il quoziente di intelligenza e di saggezza di chi abbiamo delegato a rappresentarci, non solo in Italia. Dalla fine dell’ultima guerra mondiale i paesi democratici godono di supremazia grazie alla maggiore cultura, allo sviluppo scientifico, alla tecnologia avanzata e al grado di civiltà che questi vantaggi creano.
Per la sicurezza delle genti le democrazie avrebbero dovuto più intelligentemente aiutare le dittature a convertirsi alla libertà e ai diritti umani, che garantiscono anche maggiore benessere e un tenore di vita piacevole.
Invece, hanno stoltamente usato la supremazia per trarre un’utilità economica. Siamo, così, arrivati a Putin, che, avendo aggredito l’Ucraina, con un’esaltazione imprevedibile, sostiene, però, di essere lui aggredito dall’occidente che starebbe per scatenare una guerra nucleare per annientare la Russia.
Anche se la sua è una plateale menzogna o allucinazione, stiamo attraversando un momento molto critico per l’avvenire dell’intera umanità. Infatti, non sarà facile interrompere l’escalation di minacce e terrore, soprattutto dopo l’annessione arbitraria delle quattro province ucraine. È un serio rischio che stiamo correndo e la politica sembra sottovalutarlo. Putin sa tutto di noi, che, invece, sappiamo poco o niente di lui e del suo immenso paese che, come tutte le dittature, è impenetrabile. È difficile anche per l’intelligence e lo spionaggio internazionale carpire notizie certe. Nelle democrazie, invece, la libertà riguarda soprattutto l’informazione.
Pericolo Putin

Putin sta tornando indietro nella storia e ricreando la cortina di ferro che appartiene al millennio scorso. Ecco perché non è anomala – come qualcuno sostiene – la sopravvivenza della NATO come strumento di difesa dell’Occidente.
Data la segretezza che avvolge le dittature, non siamo riusciti a sapere se Putin è pazzo o ammalato, se il suo è un bluff o, essendo con le spalle al muro per i problemi economici che la sua stessa guerra gli ha creato, teme di fare una figuraccia se arriva a ragionevoli patti.
Teme soprattutto che i cittadini russi scoprano – ma, non essendo stupidi, ormai l’hanno scoperto da tempo – che non è invincibile e che ha sbagliato i calcoli. Non abbiamo neppure capito con quale obiettivo abbia invaso l’Ucraina. Doveva essere una guerra lampo, invece, dura da più di sette mesi.
Per ora siamo solo a conoscenza dei suoi sabotaggi – come i danneggiamenti ai gasdotti che interessano l’Europa – e delle minacce nucleari. La proverbiale saggezza dell’uomo politico suggerisce di dargli parzialmente ragione per invitarlo a discutere, di cercare di calmarlo, di incontrarlo per trascorrere un week end assieme e trovare un accordo. Purtroppo la genia dei saggi si è estinta, da un po’ di tempo non ne nascono più. È l’epoca dei ciarlatani e degli sprovveduti che lo definiscono con le spalle al muro, lo insultano, lo minacciano, inaspriscono il suo stato d’animo già abbastanza eccitato, applaudono gli ucraini che stanno vincendo la guerra e che, magari, un giorno o l’altro marceranno trionfalmente su Mosca! Né Napoleone né Mussolini ci riuscirono perché non avevano il sostegno della NATO. Il risultato è di rendere la Russia più aggressiva per dover nascondere la propria debolezza.
Criminale di guerra

Anche l’ONU ha certificato che Putin è un criminale di guerra, dato che bombarda scuole, ospedali e caseggiati popolari, che consente stupri di donne e bambini ed esecuzioni sommarie. Tortura civili innocenti e ne seppellisce i cadaveri in fosse comuni.
Ma al politico non conviene chiamarlo assassino né macellaio. La politica non deve giudicare ma essere equidistante per poter mediare. Ruolo cui l’Europa ha rinunciato condannando la Russia e stando tutti dalla parte degli ucraini, in effetti crudelmente aggrediti. Il ruolo della politica, però, è di risolvere i problemi con pazienza, umiltà e tolleranza, doti purtroppo ormai scomparse. Quest’Europa che emargina i cattivi ha dimenticato di essersi comportata con l’Africa peggio di Putin con gli ucraini, che, almeno, sono in grado di reagire.
Mentre il Congo, la Nigeria, il Camerun e tanti altri paesi invasi dall’Europa hanno subìto due secoli di colonizzazione e schiavitù dalle quali non si sono ancora ripresi. Né hanno ricevuto le scuse dei paesi che li violentarono, come hanno fatto, invece, i tedeschi col resto d’Europa per le atrocità naziste e la Chiesa cattolica con gli ebrei per averli ghettizzati. Nel XVIII e XIX secolo l’Africa visse una vera e propria tragedia con dominazioni, massacri e deportazioni.
Quindi, non dovremmo stupirci delle crudeltà dei russi. È il comportamento tradizionale di chi è o si crede più forte. Sono da sempre l’ambizione, gli abusi sui più deboli e l’ingordigia di denaro e potere i mali del mondo.
Oggi è l’ignoranza il male peggiore, che domina questo quadrante storico e nel quale l’establishment cerca di tenere i popoli perché non capiscano e non reagiscano al cattivo governo. È l’ignoranza che ci induce a votare per chi ci rassomiglia, anziché per chi può assicurare un avvenire migliore ai propri figli. Votare per il partito per il quale simpatizziamo è un crimine nei confronti della famiglia. Purtroppo i mediocri non sono lungimiranti, come il politico dovrebbe essere. Cercano di risolvere solo i problemi immediati – e non ci riescono neppure – ma non hanno idea di come si programmi il futuro.
Le istituzioni internazionali, soprattutto l’ONU, non hanno più alcuna autorevolezza

Anzi non contano nulla e non servono più. Non ha senso il veto di cui i cinque membri permanenti hanno diritto (USA, Francia, Regno Unito, Russia e Cina) solo perché vincitori di una guerra che si concluse 77 anni fa. La Russia ereditò il diritto dell’URSS, crollata col Muro di Berlino nel 1989. Mentre la Cina comunista quello della Repubblica di Cina – cioè dei cinesi nazionalisti che si rifugiarono a Taiwan – paese fondatore delle Nazioni Unite, che adesso la Cina comunista vuole invadere.
Non sono solo tanti soldi buttati, ma anche una fabbrica di illusioni che si tramutano inevitabilmente in delusioni. Il popolo russo, che la propaganda della dittatura sosteneva essere totalmente a favore di Putin – molti italiani ci credevano e magari ci credono ancora – ora scende in piazza. La notizia dei 300 mila riservisti destinati, con la benedizione di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, a morire al fronte ucraino ha sollevato l’opinione pubblica.
L’economia russa va sempre peggio, le spese di guerra gravano sulla popolazione già bisognosa. Cominciano le proteste in tutte le città dell’immensa federazione. Le carceri si riempiono di dissidenti. Chi può lascia il paese. Da qualche giorno c’è una vera e propria fuga dalla Russia. Tutti i voli per le destinazioni per le quali non è necessario il visto sono prenotati per diversi mesi. Lunghe file di auto intasano i posti di frontiera con la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la Georgia. La gente abbandona le proprie case e, pur di scappare dalla guerra di Putin, c’è persino chi va in Mongolia, Kazakistan e Azerbaigian, dove le frontiere sono meno sorvegliate.
Per fermare l’esodo il governo ha emanato un divieto di espatrio per i cittadini maschi da 20 a 64 anni. Per ora partono solo donne, bambini e anziani. Ormai Putin usa il pugno di ferro e ha istituito lo stato di polizia. Chi non riesce a passare in auto, la lascia al confine e si avventura a piedi, con le valigie in mano e i bambini in braccio. La gente ha paura. Finché la guerra si vede in tv non si prende sul serio. Essere richiamati alle armi è una minaccia reale. Significa quasi certamente andare a morire. Tanto più che adesso l’Ucraina è organizzata e reagisce con successo all’aggressione russa.
Il pericolo di una guerra nucleare

Il cinese Xi-Janping e l’indiano Modi sono stati dalla parte di Putin finché si limitava a infastidire gli USA. Ma ora che il mondo intero è col fiato sospeso e la guerra sta durando troppo a lungo, trovano difficoltà a commercializzare i loro prodotti in occidente. Da quando i russi sono costretti a ritirarsi, India e Cina – assieme contano la metà della popolazione mondiale – chiedono a Putin di cessare il fuoco. È comprensibile che, sentendo addosso l’umiliazione della sconfitta con un avversario minuscolo, abbia perso la testa.
Ecco perché siamo tutti in pericolo, non solo gli ucraini. Chissà come reagirà Putin nei nostri confronti, ora che nel Parlamento italiano c’è la maggioranza che lui auspicava. È vero che sulla politica estera e sull’Europa la coalizione che ha vinto non ha posizioni unitarie. Ma è molto probabile che, seppure il nuovo governo continuerà a sostenere gli ucraini, i rapporti con la Russia non potranno non migliorare.