Era costata (1998-2000) 300 miliardi di lire. All’epoca del Cacciari Uno. Il primo sindaco filosofo celebrato in tutta la penisola. Ora la carcassa delle 300 tonnellate di ferro vecchio verrà smaltita. E non a costo zero. Era una motonave che in venti anni non è mai entrata in servizio effettivo a Venezia ed isole. Prima lasciata sola soletta tra le bricole del Tronchetto, oggetto di ruberie e di saccheggi e poi messa in disarmo. “Striscia la Notizia”, telegiornale satirico, pochi giorni fa le ha dedicato un servizio di denuncia, postuma. Divertente se non fosse triste. Peccato siano passati oltre venti anni e tutto sia caduto in prescrizione. In quel tempo non ci furono giudici a Berlino e nemmeno un controllo dei conti.
La sua storia in pillole

La motonave aveva preso il nome della prima capitana Actv, prematuramente scomparsa, Sandra Zennaro. Non si sa se al varo, al porto di Messina, la classica bottiglia di champagne si sia rotta o meno. Quello che è certo è che il viaggio inaugurale dallo Stretto di Messina fino a Venezia, portata da un rimorchiatore, non fu proprio fortunato. Una tempesta rischiò di far naufragare la motonave Sandra Z. scafo di nuova generazione, con motori Bertone azimutali, ovvero a 360 gradi, lunga oltre 40 metri e capace di portare 1200 passeggeri. Il vento la fece caracollare e imbarcò acqua, perché già alle prime miglia marine aveva problemi di equilibrio. In Adriatico, il vento di scirocco, la fece sorpassare in avanti al rimorchiatore che la stava trascinando con una fune, creando non pochi problemi e crisi di panico al capitano responsabile. Quando arrivò al cantiere Actv di Sant’Elena, godeva già di pessima reputazione.
Una motonave a rischio

A tanti anni di distanza, il capitano Actv che ebbe la (s)ventura di pilotarla per le prime tre sperimentazioni lagunari, ricorda le prove con desolazione. Prima rischiò di cozzare contro l’imbarcadero dell’isola di San Michele, il cimitero, potendo provocare un casino. Poi la Sandra Z. cominciò subito a fare le bizze non rispondendo ai comandi. Pazienza i problemi di equilibrio e di instabilità ma se poi si mettevano anche eliche e motori a disubbidire, stavamo freschi. I motori erano stati prenotati prima dall’Actv per altre imbarcazioni, poi gli shortel, questo il nome tecnico, vennero adattati alla Sandra Z. La grossa novità era che il direttore di macchina e il pilota, operavano entrambi nella plancia di comando. Una rivoluzione. Tecnologia avanzata, tutto automatizzato. Pareva. Ma i motori disubbidivano ai comandi, invece di andare a dritta andava a manca, con la retromarcia avanzava pericolosamente. In pratica un incubo che nemmeno la fantasia di un Corto Maltese poteva immaginarsi.
Una motonave dai costi esorbitanti

Dato l’alto costo della commessa, parecchi miliardi di lire, necessitava di una gara europea. La vinse un cantiere siciliano con tutte le carte in regola anti-mafia e forse aiutato da una partecipazione statale. Il Cantiere Navale Smeb andò in bancarotta poco tempo dopo e gli amministratori finirono sotto inchiesta per distrazione di fondi e appropriazione indebita. Secondo l’accusa, usavano il bancomat aziendale come un pozzo di San Patrizio e il tribunale contestava 15 milioni di euro spariti nel nulla. Una leggenda metropolitana racconta che l’Actv andò a prendersi di notte i quattro motobattelli foranei, già pagati, prima che potessero essere messi sotto sequestro.
Della serie: l’avventura continua
E pensare che l’ingegnere Sandro Cassone, la mente progettuale, credeva nell’innovazione assieme al tracciatore navale, Renzo Giuponi. Qualche malumore fu subito evidente da parte dei piloti. Ma venne data la colpa al loro misoneismo. Con un sindaco filosofo il futuro non poteva essere che roseo. Come mai, si contestava sindacalmente in azienda, sono stati acquistati prima i motori e poi la motonave? Una stranezza. È come cominciare una casa dal tetto. Altre cose strane. Il corrimano era così fine che faceva male…alle dita. Per salire al secondo piano, batteva la testa anche un brevilineo.
Una motonave da “sogno”
L’operazione Actv era partita con grandi intenti: “Nuove navi per la città”. Il bando era convincente: “Motonave classe Stella 100 A.1.1 per navigazione nazionale speciale locale limitata alla laguna veneta”. Un vero ossimoro marittimo. Oggi si ricordano ancora le decine di trasferte di dirigenti e tecnici in Sicilia. Per prese visioni, controlli, accertamenti, valutazioni, altro.
Il primo viaggio

Il primo viaggio inaugurale in laguna fu quasi comico. I sindacati parlarono, viste le nuove tecnologie, della necessità di un “cambio generazionale”. Insomma via i vecchi. Al cantiere di S.Elena, si cominciarono a denunciare “difficoltà tecniche” e si cercò di incolpare i capitani stagionati, inadatti all’automatico, al futuro radioso. Successivamente sulla necessità di “nuovi interventi di sistemazione” che non vennero mai fatti. Il decantato “momento di innovazione tecnologica” fu dunque un fiasco.
Povera motonave

La povera Sandra Z. venne nel frattempo ormeggiata al Tronchetto, l’isola d’oro degli abusivi. Lei non aveva nessuna colpa. Cominciarono le prime ruberie, tanto la poveretta era sempre lì e pareva abbandonata. Sparirono tutti i cavi di rame (il materiale più costoso) e altri suppellettili che potevano essere riciclati. In pratica spogliata di tutto. Il fatto più bizzarro era il serbatoio di gasolio. Siccome la nave non era ancora in disarmo doveva esserci il pieno. Ma di notte, misteriosamente il gasolio spariva. Non più motonave, radiata dall’elenco marittimo, declassificata a rottame, la Sandra Z. attende ora il supplizio finale. Da 300 miliardi di lire a 300 tonnellate di ferro vecchio. Storia di una stella che mai brillò.
Ph: Gentilmente offerte dai frame di Striscia la Notizia