Cloe Bianco non ce l’ha fatta. La professoressa vittima di transfobia, come noto, è stata trovata carbonizzata nel camper in cui viveva a Belluno. Era stata sospesa dall’insegnamento a seguito delle lamentele di un genitore che erano state rilanciate dall’allora assessora all’istruzione e al lavoro della regione Veneto Elena Donazzan.
Cloe e il messaggio di addio

L’addio sul blog “Qui finisce tutto” aveva fatto presagire quello che poi si sarebbe verificato. Un suicidio, il suo, volto non solo a interrompere le sofferenze derivate dalla transfobia subita, ma anche quasi a voler cancellare sé stessa, il suo volto, il suo corpo, la sua esistenza. Un’esistenza talmente osteggiata, ridicolizzata e marginalizzata da produrre in lei stessa una sorta di respingimento della propria identità. Come un male autoimmune, che diventa parte di noi e ci porta tragicamente dalla sua parte. Non è stata affatto casuale la scelta di ricorrere a questa tipologia di suicidio.
Dietro un male “oscuro”

Sia chiaro, sbaglia chi cerca un responsabile di quella morte, chi vuole individuare una precisa persona. Dietro tragedie del genere c’è un intero impianto ostativo che si mette in moto e un intero sistema di protezione che viene meno.
Cloe e le dichiarazioni che fanno male

Chiaro che, però, dichiarazioni di persone con cariche istituzionali importanti hanno un peso ben diverso da quelle di gente comune e possono avere un ulteriore peso anche nel creare l’isolamento attorno. Le lamentele dei genitori nelle scuole italiane sono purtroppo quotidiane, molto spesso immotivate o pretestuose. Le analizzassimo tutte ne usciremmo pazzi. Ma il rilancio da parte delle istituzioni portano all’attenzione dell’opinione pubblica una vicenda che sicuramente la vittima discriminata sul lavoro, in una fase particolarmente complessa della sua vita, avrebbe preferito non vedesse le luci della ribalta.
Cloe merita almeno uno “scusa”

Forse prima di intervenire anche sulla scia di emozioni e di spinte, chi ha responsabilità dovrebbe valutare le situazioni sulla base delle sensibilità dei molti. Forse chi ieri non è stato troppo clemente, avrebbe potuto oggi dedicare un post o una dichiarazione a Cloe dando dimostrazione almeno di vicinanza umana al di là dei giudizi sulle vicende. Ma forse la verità è che tra la politica, di qualunque parte, e la sofferenza dei soggetti più deboli c’è troppo spesso un distacco incolmabile.