Vinitaly 2022, chiusosi due giorni fa, registra il record storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25.000 operatori stranieri (da 139 Paesi) rappresentano infatti il 28% degli 88mila operatori totali arrivati in fiera. E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi. Un contingente che pesa complessivamente per circa 5.000 mancati arrivi ma che non ha impedito la rimodulazione dell’assetto partecipativo di una manifestazione che in chiave nazionale ha anche ribilanciato le presenze del Centro-Sud – in rialzo – con quelle del Nord. Per capire bene quanta importanza ha avuto il nostro vino del Nordest abbiamo chiesto il parere di un esperto che era presente al Vinitaly 2022.
L’importanza del ritorno di Vinitaly 2022

È stato importantissimo il ritorno del Vinitaly dopo due anni difficili per il mondo del vino. In questa edizione sono un po’ mancati i buyer esteri nel senso che la guerra in Ucraina fa pensare a livello internazionale che l’Europa è in guerra. L’affluenza del mercato europeo è stata comunque più che consistente. Siamo partiti con perplessità, invece è stata registrata una grossa partecipazione del commercio del vecchio Continente. L’entusiasmo c’è, sia da parte di noi produttori, sia da parte degli addetti ai lavori.
Non solo prosecco

Il Prosecco dà la sensazione di essere in questo momento il traino del Made in Italy.. al Prosecco si “agganciano” l’Amarone, il Barolo e il Primitivo. Non dimentichiamo il Pinot Grigio che anno dopo anno aumenta nei consensi. Questo per fermarsi soltanto ai primi vini che a Vinitaly stanno riscuotendo consenso.
È stato giusto organizzare il Vinitaly 2022 perché è un modo di evidenziare che l’Italia dei vino è viva. Quest’anno abbiamo avuto una affluenza specializzata e mirata, perciò un format nuovo ed interessante per operatori del settore. L’Italian style sta migliorando e il Vinitaly ha centrato l’obiettivo di qualità e bellezza, visto che si tratta della kermesse più importante.
Il vignaiolo al Vinitaly 2022
Ci chiedono quanto è bello essere vignaioli? Nel Paese dei mille vini e mille Comuni ci distingue e ci fa sentire importanti. Dalla Sicilia all’Alto Adige noi abbiamo una chiara qualità e tipicità.

Un’altra domanda che ho sentito ripetere in questi giorni riguarda le prospettive di tutta la filiera del vino del Nordest nei prossimi anni. Prosecco e Pinot grigio sono di lungo corso. Non dimentichiamo alcune specificità locali come da noi il Raboso del Piave o il Tai del Lison-Pramaggiore. Prospettive buone, quindi, non ci sono dubbi. Ma nessuno è in grado di prevedere – come purtroppo è accaduto – gli effetti di una pandemia o quelli anche più devastanti di una guerra non proprio lontana.
