Una vita che sembra un romanzo già nel nome: Mariano Fortuny y Madrazo, spagnolo, nato a Granada l’11 maggio 1871. “Indagò il segreto della bellezza”, scrisse di lui Henriette Nigrin, moglie e musa ispiratrice. Aveva ragione.
Chi fu Mariano Fortuny

Mariano Fortuny fu artista poliedrico e innovatore. Pittore, fotografo, stilista, scenografo. Brevettò un procedimento per decorare i tessuti d’arte che ancora oggi non ha eguali al mondo, eclettico e geniale, progettò nuove tecniche di illuminazione e fu tra i primi a sperimentare le diapositive a colori. Il padre era un acclamato pittore e il nonno materno direttore del Museo del Prado. In seguito la famiglia si trasferì a Venezia, che diventerà città d’adozione di Mariano, un luogo che gli somiglia molto e dove il suo talento si apre alla modernità del XX secolo.
Il palazzo Fortuny
Artista, abile imprenditore capace di modellare la propria creatività in svariate discipline, Fortuny inventa processi produttivi, crea nuovi materiali e strumenti tecnici, deposita marchi e brevetti. La sua casa diventerà un laboratorio perfetto: Palazzo Pesaro degli Orfei, in campo San Beneto (San Benedetto). Mariano se ne innamora subito stabilendosi nel 1898. È la più vasta costruzione del tardo gotico fiorito veneziano, in stato di degrado e decadenza, ma nel giro di dieci anni riprenderà il suo splendore. diventando universalmente per tutti: Palazzo Fortuny.
Una casa museo
Questa meravigliosa casa museo finalmente ha riaperto le porte dopo due anni. Era stata fortemente danneggiata dall’Acqua Granda nel novembre del 2019 in una notte che i veneziani non possono dimenticare. Le sirene suonavano in continuazione, la gente intrappolata dalla furia del vento e dalla potenza dell’acqua che in pochi istanti invadeva campi, abitazioni e negozi. Un picco massimo di 187 cm, l’incubo di un nuovo 4 novembre 1966, quando la marea raggiunse i 194 cm.
La riapertura

Palazzo Fortuny riapre con il fascino dell’allestimento creato dal maestro Pier Luigi Pizzi e importanti interventi conservativi al piano terra come il pavimento rialzato e il riallestimento complessivo dei piani nobili. Una nuova destinazione: non solo spazio espositivo temporaneo, ma un museo permanente.
I consistenti lavori di ripristino e messa in sicurezza, seguiti dal Comune e dall’Ufficio tecnico e Manutenzioni della Fondazione Musei Civici di Venezia e finanziati tramite Art Bonus grazie al contributo del marchio leader PAM, hanno permesso il restauro del Portego e la riorganizzazione completa dei servizi di accoglienza.
Pier Luigi Pizzi, regista e scenografo di fama internazionale, con l’apporto di Gabriella Belli e Chiara Squarcina, ha creato un’autentica immersione nelle atmosfere originali dell’epoca. Torna in tutto il suo splendore la dimora che nel Novecento accolse l’élite intellettuale europea, un vero centro produttivo cosmopolita.
Campo San Beneto è protetto dai passaggi indiscreti del turismo di massa e nello stesso tempo strategicamente vicino ai percorsi più gettonati, nel triangolo magico che comprende Rialto, San Luca, Sant’Angelo, il Palazzo è quindi raggiungibile agevolmente da qualsiasi punto importante della città, pur mantenendo quel fascino segreto e misterioso che lo rende ancora più desiderabile.
La specialità di Palazzo Fortuny
Non rappresenta solo una visita museale, è un viaggio nel tempo e nella bellezza. Tra dipinti, tessuti stampati, sculture, figure allegoriche, pareti che vibrano con sfumature di colore verde e azzurro, una fantasia che dal barocco arriva sino al Liberty. Sembra quasi di sentire il suono degli incontri con gli amici ospiti che Mariano frequentava a Parigi e Venezia, come Eleonora Duse, Sarah Bernhardt, Gabriele D’Annunzio, Hugo von Hofmannsthal, Isadora Duncan, Arturo Toscanini, Marcel Proust.
A proposito di Proust, il 2022 è l’anno del centenario dalla morte. L’autore de la Recherche era così affascinato dai tessuti di Mariano Fortuny da citarlo: “ Ma dicono che un artista di Venezia, Fortuny, abbia trovato il segreto della loro fabbricazione e che, fra qualche anno, le dame potranno passeggiare, e soprattutto stare a casa loro, in broccati splendidi come quelli che Venezia ornava, per le sue patrizie, con i disegni dell’oriente.” All’ombra delle fanciulle in fiore.
Dietro un grande uomo, una grande donna

Assieme alla moglie Henriette, Mariano sperimenta e innova, la sua casa si trasforma in laboratorio permanente, con una particolare ricerca sulla luce, strepitose le sue invenzioni illuminotecniche. Fortuny è anche sinonimo di tessuti e abiti meravigliosi ottenuti con raffinate tecniche ancora oggi d’avanguardia, e che Mariano proprio qui a Venezia brevetta.
Tutte le dive volevano un suo abito perché magicamente aderiva perfettamente alle forme di chi lo indossava come il leggendario Delphos veste di seta plissé creata in sodalizio con la moglie Henriette. Ispirata alla statuaria ellenistica, era caratterizzata da una finissima plissettatura e arricchita da perle in vetro di Murano.
Fortuny e la storia della moda

È lo stesso Fortuny a scrivere: “Antichi frammenti tessili stampati, ritrovati in Grecia, mi hanno fatto venire l’idea di studiare delle tecniche di impressione su stoffa, così assieme a mia moglie abbiamo fondato in Palazzo Orfei un atelier per la stampa secondo i nostri metodi ”.
Nel 1907 a Berlino presenta lo scialle in seta stampata Knossos, un rettangolo di seta lungo quasi cinque metri con decorazioni di stile minoico antico che verrà indossato anche da celebri danzatrici.
Il sodalizio creativo tra Mariano e la sua musa durerà sino alla morte di lui, il 2 maggio 1949. In seguito, sarà proprio Henriette Nigrin a donare l’edificio al Comune di Venezia nel 1956, con lo scopo di: “essere utilizzato perpetuamente come centro di cultura in rapporto con l’arte, conservando nel salone del primo piano le caratteristiche e gli oggetti di ciò che fu lo studio preferito di Mariano “.
Un segreto nascosto

Il nuovo allestimento svela particolari che l’aspetto crepuscolare di un tempo, se pur magnifico, teneva nascosti allo sguardo del visitatore. Appare subito l’immenso Portego illuminato dalle polifore. I tessuti in primo piano hanno un aspetto fiabesco, poi ci sono le originalissime lampade progettate da Mariano e ispirate ai pianeti. I quadri, gli oggetti e i mobili seguono la disposizione originaria trovata nell’immensa documentazione custodita negli archivi.
Il rapporto con Wagner

Ci sono i ritratti ispirati da Henriette, i velluti stampati con motivi d’ispirazione rinascimentale, i costumi di scena realizzati per l’Otello di Verdi. L’opera venne presentata nel cortile di Palazzo Ducale nell’agosto del 1933, oltre ai costumi, Fortuny realizzò anche le scenografie.
Grande passione per la musica e soprattutto per Wagner, musicista che alimenta la sua ricerca sull’opera d’arte totale: scenografia, pittura teatrale, illuminotecnica. Da questi concetti nasce la rivoluzionaria “Cupola” invenzione che porterà una nuova luce (indiretta e diffusa) nei teatri di tutta Europa, compresi cieli colorati e nuvole.
Quando il compositore tedesco muore a Venezia il 13 febbraio 1883, Mariano è ancora un adolescente e non avrà il privilegio di conoscerlo personalmente, ma comincerà ben presto ad amarlo dipingendo tele ispirate alle sue opere, con una predilezione per il Parsifal.
Le sale di Palazzo Fortuny

Nelle sale del Palazzo possiamo ammirare anche il suo studio ricreato come un set: il cavalletto, le prove di nudo, diversi modelli anatomici, i colori che lo stesso Fortuny aveva brevettato (ben 46 tempere e 4 preparatori), tutti materiali conservati negli archivi e nei depositi della Fondazione Muve.
Al primo piano torna pienamente visibile un ciclo parietale di ben 140 metri quadrati con cui Mariano, grazie all’artificio del trompe-l’oeil, aveva dato vita a un illusorio giardino d’inverno incantato, con figure allegoriche, satiri e animali esotici tutti inseriti in una loggia corinzia alla Veronese, arricchiti da ghirlande, drappi e motivi vegetali.
Una vera sensazione di meraviglia, che per me ha un significato ancora più forte e infatti in questo servizio, oltre alle fantastiche foto di Massimo Lustri, troverete anche qualche mia immagine, semplici annotazioni di un’ammiratrice di Mariano.
Tanti anni fa realizzai un documentario sulla storia di Venezia

Girammo le scene in esterno con gli attori, tra i quali il grande Alessandro Bressanello. Per le fasi di montaggio, il Comune mise a disposizione della troupe una sala di Palazzo Fortuny. Una gioia infinita!
Quando sei circondato dalla bellezza non ti sembra di lavorare. Passammo intere giornate in questa casa piena di fascino e mistero, ricordo la scala d’ingresso con un trionfale giardino e il temporale che ogni pomeriggio alla stessa ora fragorosamente risuonava tra le pareti.
Pensavamo fosse lo spirito di Mariano, dopotutto avevamo invaso la sua meravigliosa abitazione.
Palazzo Fortuny torna a splendere

Negli anni ’80 Palazzo Fortuny è stato il fulcro della fotografia internazionale, come la grande mostra di Helmut Newton con le gigantografie delle sue strepitose modelle e quella di Robert Mapplethorpe.
Oggi torna a splendere grazie alla seduzione di un passato pieno di innovazione. Una casa-atelier da dove partivano i tessuti celebri in tutto il mondo, pervasa da armonie rinascimentali, barocche, liberty e orientaleggianti.
Palazzo Fortuny si svela alla città come uno scrigno prezioso e grandi novità. A partire dal mese di giugno, su prenotazione, sarà possibile accedere anche al secondo piano con un’attenzione particolare ai veneziani. Che entrando gratuitamente nei Musei Civici, potranno visitare più volte questa casa museo. Davvero una bella notizia, perché ci sono ancora tanti segreti da scoprire.
Museo di Palazzo Fortuny – Venezia- San Marco 3958
dal 9 marzo 2022
Call center: 848082000
email prenotazionivenezia@coopculture.it https://fortuny.visitmuve.it
Ph: Alcune fotografie gentilmente concesse da Massimo Listri
Grazie mille Elisabetta! Un valido artista narrato da te!
Ancora una volta, cara Elisabetta, ci hai disvelato una Venezia rara e segreta, lontana dai cliché a cui tendiamo ad associarla.
Grazie a guide d’eccellenza ho scoperto e amato questa città, prodiga di sorprese e visioni inaspettate. Venezia per me non è propriamente una città, ma una emozione, che accresce ogni volta che ci s’imbatte in un giardino nascosto, un palazzo in disparte, un tramonto ammaliante.
Grazie ancora per averci ricordato quanto valga la pena di conoscere Venezia lontano dagli stereotipi.
Buona lettura a tutti!
Marinella Simioli
Dott.ssa Elisabetta, ogni domenica ci ricorda che gran parte degli uomini di cultura di ogni parte del mondo hanno scelto Venezia come luogo di residenza e d’ispirazione. Dal suo articolo, così bene illustrato da fotografie straordinarie, si comprende come ammiri questo eclettico personaggio: Mariano Fortuny. L’articolo mi ha permesso di conoscere il vivace artista spagnolo – veneziano, capace di espandere la sua arte in vari settori, anche quello commerciale dei tessuti, però partendo da una ricerca di materiali del mondo classico. La seconda parte del suo racconto, bravissima giornalista Elisabetta, è la presentazione del palazzo e degli ambienti. Sapere che il Maestro Pier Luigi Pizzi abbia curato l’allestimento degli ambienti è un certificato di grande valore. Ammiro e incontro, quasi tutte le estati, al Rof o allo Sferisterio, il Maestro Pizzi, bravissimo regista, ma so anche che è brillante nella ricostruzione di ambienti, non per nulla il Museo Teatrale alla Scala ha scelto Lui per il nuovo allestimento. Mariano Fortunity adorava la musica e in particolare Wagner, entrambi condividevano l’idea che l’opera d’arte è totale, senza barriere ideologiche. Dott.ssa Elisabetta Lei è una splendida e capace “ammiratrice di Mariano” e lo sa raccontare con tutti i colori che merita.
Che magia! E quanta storia. Bellissimo, grazie
Stimolante e luminosa questa narrazione di Palazzo Fortuny e del suo mecenate Mariano Fortuny y Madrazo!
Con una presentazione come la tua ,cara Elisabetta, come si può perdere l’occasione di una visita completa del palazzo Fortuny. Lo considero una delle tante magie di Venezia e la tua appassionata visione ci accompagna con molto piacere nei meandri di una grande varietà artistica.