Il 10 febbraio lo voglio ricordare così, della mia famiglia sono rimasta sola, mio fratello non è mai tornato, nemmeno mia mamma (che espose il tricolore abbrunato il 10 febbraio 1948 e vennero i carabinieri a farlo togliere) e mio papà (come militare non poteva). Mia sorella più grande fece un anno di università a Napoli (perdeva i capelli per la paura degli infoibatori). L’altra sorella aveva rimosso tutto e ha scritto questa bella poesia
Disse la zingara
“Farai un lungo viaggio”
disse la zingara e rinchiuse
le dita nel palmo della mano,
insieme al mio destino.
Ora so quel che non volle dire
La zingara dal volto di cartone,
la gonna colorata, i piedi nudi:
“Non tornerai in queste strade
conosciute e care”
(lo senti l’eco delle memorie antiche
sui muri delle case abbandonate?)
“Lascerai ogni cosa che hai amato”
(mi mancherai estate che giocavi
con la nostra innocenza fresca e schiva ,
il sole a picco sotto cieli chiari).
“Nella cartolina in bianco e nero
ti porti via i ricordi in technicolor:
il rosso della terra, l’argento degli ulivi,
la linea verde azzurra
dove comincia e finisce il mare.
Mille e mille vedrai albe e tramonti
in dimore straniere, asili provvisori;
e qualcosa di te morirà un poco
perché tu possa vivere domani.”
Non voglio più farmi leggere la mano
quando incontro una bruna zingarella.
“Bella signora, fermati”, mi chiama .
Ma stringo le dita a pugno e m’allontano
Lieve nel cuore il volo di un gabbiano.
Franca Cimmino Pavanello