Ilaria Edel Muzzati, imprenditrice paralegal, docente e sostenitrice dell’innovazione. General Manager di Lemon. Un business center a Mestre in cui rete e cooperazione sono le parole d’ordine d’accesso. A soli 34 anni è già un importante riferimento per le aziende che sempre più spesso cercano l’upload 4.0. grazie al mondo del service imprenditoriale.
Chi è Ilaria

Ilaria Edel Muzzati nasce professionalmente con “Domiciliando” a 22 anni fondando un innovativo service per Avvocati e Notai. Il tutto sboccia da un’intuizione: l’offerta di servizi terzializzati e pay to use all’interno di un mondo lavorativo tradizionale non poteva che essere vincente perché unica nel suo genere e soprattutto garantiva supporto durante un cambio epocale nel mondo legale, cioè l’introduzione del PCT (Processo Civile Telematico).
“Domiciliando” si è sviluppata verticalmente diventando ramo d’azienda del Business Center Lemon che Ilaria ha inaugurato nel 2013; Lemon è un acceleratore di impresa che rivolge ad aziende della PMI, a multinazionali e a liberi professionisti una variegata offerta di servizi che spaziano dall’ufficio fisico fino alla creazione di un virtual office, senza però dimenticare tutte le offerte relative al service legale e di disbrigo pratiche telematiche a livello nazionale presso tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione. In Lemon coesistono quindi tutta una serie di servizi che vanno a supportare le più disparate categorie imprenditoriali ispirandosi ai modelli già attivi negli Stati Uniti.
La carriera di Ilaria

Nel frattempo Ilaria ha intrapreso la carriera di docente per Enti privati come Apindustria o Cescot ed ha seguito progetti relativi all’ ASL per Licei del Territorio Veneto, Aree di ricerca Universitarie ed ha presenziato in qualità di relatore a moltissimi eventi legati al mondo accademico. La sua grande passione nel tempo libero? Il padel.
Ilaria, quale è stata la leva che l’ha ispirata a fare il salto per diventare imprenditrice?

“Ero davvero molto giovane quando ho deciso che nella vita avrei intrapreso la carriera imprenditoriale, non più di 22 anni. Fin da piccola sognavo una mia autonomia ma è stato fondamentale innanzitutto trovare un ambito professionale in cui collocarmi: ho avuto la fortuna di scoprire il mondo degli studi legali lavorando per un breve periodo come assistente di direzione in un importante studio di diritto amministrativo che mi ha fornito gli strumenti e gli spunti necessari per comprendere che esisteva da parte dei professionisti la richiesta di essere supportati da parte dell’impresa.
Da un’intuizione poi si è sviluppata la grande voglia di riuscire ad avviare un progetto che prevedesse non solo una pianificazione importante ma anche dei luoghi di lavoro adeguati. E’ così che ho fatto le cose in grande ed al posto che cercare una struttura per la mia azienda ho fondato un business center per tutti coloro i quali avessero necessità di un luogo di lavoro servito e pronto all’uso”.
Molte le esperienze maturate, tanto da arrivare a far parte di svariati progetti accademici. Ci spiega di cosa si tratta?

“Ho il grande privilegio di vivere in un’epoca professionale in cui si sta parlando sempre più spesso di smartworking e di luoghi di lavoro flessibili: questi sono due concetti cardine su cui sono basate le vision aziendali di Lemon. Il tutto all’interno di un mondo in movimento in cui si fa tanta attenzione alle novità. Novità che non potevano passare inosservate al mondo accademico che ha attivato due grandi aree di ricerca in Italia e che stanno stendendo una primissima panoramica nel mondo del service immobiliare, studiando il fenomeno emergente sotto diverse angolazioni: dall’analisi sociologica, economica e psicologica fino alla riqualificazione urbana.
Essendo stata una delle persone che per prime in Italia hanno creduto nel mondo dei Business Center, oggi posso offrire Lemon come fenomeno di studio ed osservazione portando all’attenzione delle ricerche la mia personale esperienza e professionalità. Appena fondata Lemon nessuno comprendeva cosa fosse un business center, oggi addirittura la mia struttura viene osservata e studiata come fenomeno sociale ed economico in espansione, è davvero una bella soddisfazione”.
L’imprenditoria vista da una donna. I tempi sono cambiati ma alcune “difficoltà” restano in un campo spesso maschilista

“La faccio ridere. Al mio primo appuntamento con il mio primissimo cliente successe questo: mi presentai presso lo studio al quale avrei dovuto presentare l’offerta economica e l’ avvocato mi disse “io non volevo parlare con lei ma con il suo titolare” ed io risposi che ero la persona giusta. Lui mi disse “ma lei non è la segretaria?” Io risposi con un laconico “no” che non lasciava spazio all’immaginazione.
Avevo 22 anni, ero una ragazza molto determinata e coraggiosa, complice sicuramente l’età, e non avrei mai permesso che non venisse riconosciuta la mia professionalità. Così ho continuato a comportarmi negli anni, pretendendo rapporti paritari, sempre e da parte di chiunque. A volte anche arrabbiandomi ed evitando chiunque imponesse veti legati al genere o all’età. Chi lavora con me sa che non brillo per simpatia quando vengono fatte battute su temi legati al gender o nei confronti di chi usa l’età o altro come fattore discriminante”.
Ilaria, come si gestisce il cambio generazionale all’interno dei luoghi di lavoro con il faro puntato sull’innovazione e sul service?

“E’ importante essere sempre consci delle proprie capacità ma anche dei propri limiti. Viviamo in una società in cui si fatica a fare un passo indietro per lasciar passare avanti i giovani e questo è il limite più grande e peggio gestito che il mondo di oggi conosca. Proprio per questo sto cercando di traghettare le attività di Lemon più innovative verso professionalità nuove e fungo da anello di congiunzione tra passato e futuro.
E’ un’attività complessa che richiede di essere gestita con cura per non rischiare di veicolare messaggi che non vengono capiti. L’avanguardia fa paura e porta con sé sempre molti dubbi che devono essere dissipati grazie a chi, con l’esperienza dalla propria parte, racconta nella maniera più semplice i nuovi obiettivi da raggiungere e che possono essere compresi non solo dalle nuove leve ma anche da chi è già attivo nell’imprenditoria o nella professione e che vuole restare al passo con i tempi”.
Spesso essere donna in cerca di lavoro è complicato. La prima richiesta ad un colloquio (soprattutto se si è giovani) è “non restare incinta”. Nel 2021 secondo lei è ancora concepibile una cosa del genere?

“Nel 2021 non dovrebbero essere concepibili moltissime cose che ancora accadono nel mondo lavorativo, dagli aspetti legati alla sicurezza fino alla gestione contrattuale. Una richiesta simile al giorno d’oggi può essere denunciabile perché discriminante: la legge tutela tutte le figure lavorative nella stessa maniera e deve essere usata senza paura. Per quanto riguarda me sono ben fiera di avere in azienda Manola che ha una bellissima bimba, Alessia. Il suo status di mamma non è mai stato un problema, anzi un plus. In Lemon l’apertura a 360 gradi è fondamentale: spesso gravitano da queste parti non solo i bimbi dei coworker ma anche i loro simpatici animali domestici. E’ l’inclusività a rendere oggi un’azienda 4.0”.
Ilaria, come la donna è aiutata in luoghi di lavoro flessibili come la Lemon?

“Parliamo di flessibilità: è questo che rende agile sia il lavoro che la sua gestione. Per aiutare alcune figure professionali servono azioni concrete e rendere un luogo di lavoro fruibile senza discriminazioni di tempi ed orari. Pronto all’uso e già fornito di tutti i servizi e certificazioni necessari aiuta enormemente chi ha bisogno di poter lavorare magari in un luogo vicino a casa o in momenti del giorno meno usuali.
Non solo. Più di una neo mamma utilizza la Lemon come ufficio virtuale per poter lavorare da casa accudendo il proprio bimbo. M, llo stesso tempo, vantando la sede della propria attività in un luogo riconosciuto. E questo permette di poter incontrare i clienti nelle nostre sale meeting. Una soluzione di questo tipo permette di risparmiare notevolmente sui costi fissi di un’ azienda standard avendo però la massima qualità del servizio. E’ un modello trasversale, utile davvero a chiunque a seconda delle esigenze”.
Ilaria, cosa intende oggi per “service”?

“Oggi sotto al cappello service ci possiamo mettere davvero di tutto. In un’era digitale come quella che stiamo vivendo tantissime attività si possono svolgere in outsourcing , dalle più tradizionali fino alle più tecnologiche. La discriminante sta solo nell’apertura mentale di coloro i quali si approcciano al mondo dei servizi. Chi li coglie e li sa leggere nell’immediato può affidarsi ad una gestione esterna in maniera totalmente consapevole. Sfruttando le grandi potenzialità economiche e qualitative che ciascun esperto di settore saprà offrire a professionisti e aziende”.