Una delle figure più discusse del calcio moderno è sicuramente quella del procuratore. Una professione che spesso viene etichettata molto banalmente come il male del mondo del pallone. Per capire meglio qual è il lavoro di un procuratore, occorre affidarci ai racconti e all’esperienze di chi conosce questo mondo. Ed è al suo interno da tanti anni. Come Mauro Cesarini, agente di calciatori dal 1992 ed owner dell’agenzia “Box to Box”. Per la quale ha contribuito a portare in Italia giovani promesse in qualità di intermediario.
Cesarini, ci spiega l’evoluzione della figura del procuratore?
“Rispetto alla media dei miei colleghi, ho qualche anno di esperienza in più. E posso dire che il ruolo del procuratore in tanti anni è cambiato. Inizialmente si trattava di una figura non regolamentata. E intorno agli anni Ottanta i primi che cominciarono a lavorare lo facevano in qualità di mediatori, come il Presidentissimo Anconetani del Pisa. L’ingresso nel mondo del calcio di questi personaggi ovviamente non era ben visto dai club. I quali provavano ad opporsi e cercavano di dettare la loro legge. Il procuratore in quegli anni era l’agente-consulente che seguiva il calciatore nel trasferimento, lo assisteva nella fase contrattuale e lo aiutava a trovare una collocazione. Col passare degli anni, dopo alcune introduzioni legislative e la sentenza Bosman, il procuratore ha iniziato a rappresentare anche i club in determinati trasferimenti. Arrivando in certe occasioni a sostenere le parti sia della società che del giocatore, un aspetto che è oggetto di molte discussioni”.
Il lavoro del procuratore di oggi in cosa si differenzia da quello del passato?
“Siamo passati dall’impatto dell’agente che poteva essere un ex calciatore, un ex dirigente o un avvocato che assisteva il calciatore in sede contrattuale, a quello che è un nuovo mondo. Con più regole e meno far west (dice ridendo). Sebbene quest’ultimo in piccola parte rimanga, adesso c’è una maggiore selezione e per esercitare la professione bisogna superare un esame. È aumentata la conoscenza, il procuratore deve essere sicuramente più preparato. Oggi, inoltre, ci sono sempre più agenzie con competenze allargate che sono composte da più agenti che svolgono attività su più aree. Il calcio è cambiato molto e di pari passo anche l’organizzazione lavorativa degli agenti”.
Come si è sviluppata la sua carriera da procuratore?
“Ho iniziato svolgendo l’attività base di procuratore del calciatore, per poi dedicarmi a quelle di intermediazione e di scouting all’estero. Dal 2016 lavoro e faccio parte dell’agenzia “Box to Box”, di cui sono l’owner. Colui che ha raccolto l’eredità delle mie precedenti attività e delle mie esperienze. La nostra agenzia lavora su determinate aree di mercato estero, svolgendo anche attività di scouting e concentrandosi su ragazzi giovani che per noi hanno prospettive. Da quando Box to Box è nata, ci siamo tolti diverse soddisfazioni, portando in Italia giocatori di talento grazie al nostro lavoro di intermediazione”.
Cesarini, oggi come funzione l’attività di scouting?
“Nel calcio di un tempo l’attività di scouting era meno importante. E veniva fatta quasi singolarmente, l’agente infatti andava a vedere il giocatore e capiva se era libero e se poteva prenderlo. Dinamiche che oggi non porterebbero alcun risultato. Il lavoro di scouting di un’agenzia è diventato simile a quello dei club, esplorando giovani promesse in Italia e all’estero e cercando di concludere accordi. Tutto questo viene svolto soprattutto tramite trasferte, con l’ausilio della visione dei video”.
Quali sono i giocatori della sua scuderia che stanno crescendo meglio?
“In questo momento Sidibe dell’Atalanta è il giocatore più avanti nel proprio percorso. Il ragazzo gioca in maniera costante in una Primavera importante come quella dell’Atalanta e sta maturando sempre di più. Va sicuramente tenuto d’occhio, già il prossimo anno ci potrebbe essere la possibilità di vederlo tra i grandi”.