Nell’aprile del 1966 uscì nelle sale cinematografiche “Django” di Bruno Corbucci. Il protagonista era il giovane Franco Nero che, a 25 anni, non si sarebbe mai immaginato che quel film western, così strano e violento, gli avrebbe regalato la fama internazionale. Il giovane Francesco Clemente Giuseppe Sparanero per far cinema aveva cambiato presto il suo nome in Franco Nero. Nomen omen dicevano i latini e nei nomi di Franco c’era scritto il suo destino. Il “nero” dell’abbigliamento di Django, un total black, e lo “spara” iniziale del cognome originale. Django è un killer che a forza di sparare si fa largo nel film, ma la violenza di quei colpi lo porterà lontano, facendogli vivere di vita propria anche fuori dalle sale.
I colossal

Eppure, a soli 25 anni, Francesco Clemente Giuseppe pensava che la gloria gli sarebbe arrivata da altre parti e ne aveva anche motivo. In quel magico 1966 era stato chiamato da John Houston per interpretare il ruolo di Abele nel supercolossal “La Bibbia”, per recitare a fianco di star come Ava Gardner e Richard Harris. L’anno dopo, poi, era Lancillotto in Camelot, film sui cavalieri della Tavola Rotonda con grandi ambizioni che non fu un successo al botteghino ma vinse ben tre Oscar.
Django diventa il mito
Con queste premesse, Django, per Franco Nero, sembrava solo un passaggio nel mondo nascente degli western movie all’italiana. Invece, la pellicola di Corbucci gli regalerà una notorietà mondiale che l’accompagnerà per tutta la carriera. Pur se il fisico prestante e i magnetici occhi azzurri facevano immaginare una carriera da super bello della celluloide, sarà lo spietato killer con bara al seguito a regalargli la notorietà. Chi segue poco le vicende del cinema internazionale non immagina nemmeno quanto sia stato e quanto sia ancora popolare Franco Nero grazie a Django, che, all’estero, è una vera pellicola di culto.
L’omaggio a Django
Al punto che molti anni dopo, nel 2012, Quentin Tarantino girerà Django Unchained, omaggio del regista americano al film di Corbucci, dove regalerà un meritato cameo a Franco Nero. Ma non si può certo limitare a Django la carriera del signor Sparanero. Il film western gli ha regalato la popolarità, meritatissima perché stiamo parlando soprattutto di un grande attore che in ben 60 anni di carriera (il primo film è del 1962) ha interpretato i ruoli più svariati, passando dallo spietato pistolero Django all’integerrimo capitano Bellodi de “Il giorno della civetta”, uno dei primi film che aveva il coraggio di parlare di mafia in Italia, e al padre di Arturo Toscanini nel “Giovane Toscanini” di Zeffirelli.
Un attore completo

Ma nell’infinita galleria di personaggi interpretati da Franco Nero non possiamo dimenticare il capitano Seblon nello scabroso “Querelle de Brest” di Fassbinder e la superba interpretazione di Matteotti nel “Delitto Matteotti”. Questi ultimi due film danno la vera dimensione di Franco Nero, che, nella sua carriera, ha sempre cercato la qualità e l’originalità di certi autori, come il citato Fassbinder.
Django e l’amore

Ma parlando di Franco Nero non possiamo dimenticare la sua splendida storia d’amore con Vanessa Redgrave, la famosissima attrice inglese premio Oscar per “Giulia”, dopo ben 6 candidature all’ambita statuetta. La vita dei due attori meriterebbe un film a parte. Franco e Vanessa si conobbero sul set di “Camelot” nel 1967 e fu subito amore, travolgente dal quale nacque Carlo Gabriel, futuro regista e sceneggiatore. Ma la storia durò poco per poi riprendere in modo definitivo quasi 40 anni dopo con un matrimonio celebrato in gran segreto nel 2006.
Buon compleanno Franco (dietro la macchina da presa)
In questi giorni Franco Nero ha compiuto 80 anni, ma non li ha festeggiati certo da pensionato. Dopo una vita d’attore, il suo nuovo impegno è ora la regia. Ha girato nei mesi passati “L’uomo che disegnò Dio”, dove Nero prova a rilanciare la carriera d’attore Kevin Spacey. Una scelta non facile, una scelta non banale. In perfetta linea con la vita artistica di Franco Nero in perenne ricerca di sfide e motivazioni.