Da quando la variante delta è diventata la variante circolante dominante, i tassi di infezione in Italia e nel mondo sono incrementati in maniera significativa anche nella popolazione pediatrica. Per esempio negli Stati Uniti i ricoveri per Covid-19 osservati tra i bambini e gli adolescenti statunitensi sono addirittura quintuplicati, almeno secondo i dati del Coronavirus Disease 2019 – Associated Hospitalization Surveillance Network (Covid-Net) proposti in un articolo appena pubblicato su Jama.
Il pericolo della variante Delta e sub-variante

La variante delta è pertanto molto più infettiva, e già si è visto in Israele che anche coloro che erano vaccinati con doppia dose avevano un rischio maggiore di reinfettarsi rispetto a prima della comparsa della variante e di altre varianti del Medio Oriente lì presenti. E pertanto hanno portato all’utilizzo di una terza dose per proteggere la popolazione. Recentemente la sub-variante delta detta delta-plus costituisce il 5-10% dei nuovi casi di infezione in Gran Bretagna e sembrerebbe più diffusiva e aggressiva.
Terza dose contro la variante

Va anche ricordato che nel tempo, almeno dopo sei mesi dalla seconda dose, vi è un calo dell’immunità e per esempio tutti noi dieci operatori sanitari della clinica Tirelli Medical Group di Pordenone che ci siamo vaccinati in gennaio-febbraio 2021, ad oggi dopo alcuni controlli degli anticorpi neutralizzanti (sierologia quantitativa), abbiamo constatato un calo netto dell’immunità (anche se quella cellulare di memoria non la sappiamo) e pertanto un rischio maggiore dell’infezione presente oggi, anche se nessuno si è reinfettato. Infatti io stesso, Umberto Tirelli, mi sono vaccinato con la terza dose qualche giorno fa e i miei collaboratori lo faranno nei prossimi giorni.
Terza dose per tutti

Questo vale non solo per gli operatori sanitari ma per tutta la popolazione che si è vaccinata sei mesi e oltre e che è anziana o ha altre malattie concomitanti per esempio come i tumori che richiedono casomai un trattamento e che li portano ad essere meno protetti dal punto di vista immunologico e quindi a richiedere una terza dose con un vaccino a RNA.
Variante e sub-variante dopo la seconda dose

In conclusione l’insieme di questi fattori, calo dell’immunità nel tempo dopo la doppia dose, variante delta più infettiva e una sub-variante delta (delta-plus) presenti dopo la vaccinazione, patologie concomitanti quali per esempio un mieloma o un altro tumore che richiede un trattamento che immunodeprime, popolazione molto anziana, sono fattori che giustificano l’infezione anche in soggetti vaccinati con doppia dose. Peraltro va detto che questa reinfezione è in una forma solitamente più blanda rispetto all’infezione che compare in coloro che non si sono vaccinati. Infatti le terapie intensive in Italia sono nella stragrande maggioranza occupate da persone che non si sono vaccinate e si sono infettate.
Perché vaccinarsi

Infine, è evidente che la vaccinazione è utile non solo per evitare di infettarsi ma anche, per coloro che si infettassero nonostante la vaccinazione, per rendere la malattia più accettabile e meno aggressiva. Il consiglio è pertanto di vaccinarsi per coloro che non si sono vaccinati e di andare alla terza dose per coloro per i quali viene indicata dalle autorità competenti. Ricordiamo poi che in molte nazioni europee sono in atto restrizioni quali il lockdown come in Lettonia e un numero elevato di persone in terapia intensiva come in Romania, Bulgaria, Russia e già sembra così in Austria (dove stanno considerando un lockdown solo per i non vaccinati) e in Inghilterra. Tutto ciò anche per lo scarso numero di persone che si sono vaccinate in molti di questi paesi.