I topi, che siano grossi ratti immondi o deliziose creaturine di campagna, sono stati molto spesso oggetto, diretto o indiretto, della narrazione sia letteraria che cinematografica, campeggiando anche sul frontespizio di romanzi come Uomini e topi di John Steinbeck e Il dio dei topi, di Barbara Codogno, o di graphic novel come Maus di Art Spiegelman, o di saggi come L’uomo dei topi di Sigmund Freud (quinto volume dei casi clinici), per fare solo qualche esempio. Possono suscitare tenerezza come i topolini protagonisti di scene indimenticabili di film di animazione disneyani oppure ribrezzo e orrore come nella scena conclusiva di Nosferatu di Werner Herzog.
I topi simbolo di disgusto

In generale, però, il topo, nella sua immagine meno edulcorata, diventa simbolo inquietante, strumento di angoscia e disgusto e Massimiliano Nuzzolo lo sa bene. Nel suo romanzo più recente, La verità dei topi, pubblicato nel 2019 da Les Flâneurs Edizioni, i topi entrano non solo a pieno titolo nella trama ma compaiono anche come icona tra le pagine a sottolineare la cadenza dei paragrafi e infine per riempire interamente l’ultima pagina del romanzo, la 162. Per non parlare della copertina, dalla quale sbuca la coda di un topo immerso in una mela già in parte divorata.
Nuzzolo e i topi
L’autore dev’essersi molto divertito a costruire una storia che riassumere è particolarmente arduo, tante sono le avventure, i personaggi, le situazioni, le ambientazioni che spaziano in tutto il mondo, in un susseguirsi rutilante, onirico, visionario e sorprendente di eventi che attraversano la storia universale raccontata da un undicenne, Edgar Kospic, orfano d’origine ungherese, in una sorta di romanzo di formazione ma anche d’amore.
Quando il lettore si immedesima

Nel dipanarsi della narrazione il lettore rivive anche la personale odissea di questo personaggio, novello Ulisse, una storia rocambolesca che si apre in uno scenario fantascientifico, si sviluppa in Venezuela, si tinge di atmosfere psichedeliche tra continui flashback e flashforward, viaggi attorno al mondo, chef stellati che cucinano topi, narcotraffico, scuole di scrittura, collegi svizzeri, incidenti aerei, mondo dell’editoria, oscuri boudoir, amori, complotti e continui colpi di scena che lasciano senza fiato.
Dal thriller al noir

A tratti il plot prende le mosse del thriller, si tinge di noir, vira nella fantapolitica, strizza l’occhio al grottesco e alle cadenze della farsa in un fantasmagorico susseguirsi di avventure che tengono il lettore incollato alla pagina, ancorato anche da una scrittura ironica che spesso sorprende per il gusto della battuta.
Un divertimento
Nuzzolo nutre il testo – densissimo tanto da amplificare all’inverosimile le centosessanta pagine di cui è costituito – di continui riferimenti, moltissime citazioni svelate in parte nelle note alla fine del libro in un divertissement che chiama in causa il lettore, tacitamente invitato a riconoscerle in un alternarsi frenetico tra passato e presente, e fa un uso molto originale del simbolo ® accanto a parole che indicano marchi o prodotti.
Massimiliano Nuzzolo (Venezia, 1971) ha pubblicato i romanzi: L’ultimo disco dei Cure, Fratture, L’agenzia della buona morte e la raccolta di racconti La felicità è facile. Suoi racconti si trovano in numerose antologie, tra cui I nuovi sentimenti, edita da Marsilio, e il Nuovo Dizionario affettivo della Lingua Italiana, pubblicato da Fandango. Ha curato per Mursia La musica è il mio radar. Per Jost Multimedia è produttore di video e dischi tra cui L’esperienza segna dei Soluzione.