Dice la signora scettica: “Io non mi vaccino”. Ah! Ma perché? “Perché hanno fatto le cose troppo in fretta.” Mi scusi? “Le spiego: lei lo sa, nevvero?, quanti anni ci sono voluti per avere i vaccini che chiamano storici”. Sì, lo so: la scienza nel passato ha cercato per decenni di produrre un siero efficace prima di trovarlo. “Io dico questo: Presto e ben no se convien! I vaccini di una volta erano seri, quelli di oggi sono figli del vento, troppo veloci. Com’è possibile sfornare questo miracolo che tutti aspettavano, un parto sotto i nove mesi, mi spiego? Per questo io non mi fido”. Ma provi a pensare, signora: dal vaccino antipolio a quelli anti-Covid di adesso sono passati più di cinquant’anni. Mezzo secolo di ricerche, secondo lei, sono stati una vacanza della Scienza? Pensi, signora, provi a ragionare: la ricerca scientifico-tecnologica va veloce ormai, questo nostro è tempo di progressi addirittura oltre il cielo e in (quasi) ogni luogo del mondo. E, poi, se fossero passati tanti anni anziché mesi, il virus avrebbe sterminato una buona parte di umanità. La scienza non ha aspettato i miracoli, ha studiato e trovato. Sono curioso: lei, intanto, che fa? “Non gliel’ho detto. Io aspetto il vaccino lento”.
Scivolare sulla superficie

Dice il professore: “Viviamo nella società dell’Uomo di superficie”. Attenzione, non è un altro mondo, come quelli a due livelli (uno è sotterraneo) immaginati dagli scrittori di fantascienza: siamo noi così, nel nostro tempo presente “espanso”, siamo come ci vede sotto la sua lente di psichiatra il prof. Vittorino Andreoli, autore della frase citata. Dice un altro autore, uomo della montagna, quindi ecologico per nascita, davanti alla desolazione di un ghiacciaio morto: “Il virus più pericoloso è l’Uomo”. Dicono gli anziani: “I giovani sono già alle porte del futuro, ma il loro passaggio è tutto da vivere, e noi siamo sulla loro strada dove non sempre c’è incontro. Eppure cercano la nostra attenzione, anche il nostro consenso, quando non dipendono direttamente da noi. Si aspettano il riconoscimento: ci dicono con i gesti quotidiani anche estremi come i tatuaggi o simili mascheramenti: guardateci, siamo noi, siamo tanti piccoli mondi che maturano (frutti vostri, perché no?) e ruotiamo in orbite strette intorno a voi…” Il fatto è che sotto la superficie (pelle nostra o della società) non si annidano solamente virus, batteri ecc. Figli e nipoti, in un tempo ahimè lontano, non si chiamavano per caso “sangue del mio sangue”, “viscere mie…” Forse, loro, cercano solo di diventare visibili. Risalendo in superficie.
Il prima e il dopo

(poesia)
Ieri
Nel tuo sudore e nel respiro
si annidava il mistero
di un oscuro dolore,
e l’ignoto gonfiava la paura.
È segreto di Natura diceva
la gente, il Male intanto
oscurava la vita nel mondo,
ombra di nuvola killer.
Come infida sabbia virale
il Male fluiva nella clessidra
che siamo noi sapiens sapiens
eredi di un’antica civiltà.
Oggi
Ora lo conosciamo, il mostro,
lo chiamiamo col suo nome.
E lo uccidiamo con il vaccino.
(Il Cavalier Vax)
Be
Bentrovato Maestro. Le sue “lezioni & racconti nei corsi di apprendimento dell’arte e del” mestier di raccontare” rimangono “scolpiti” rapidi, disordinati, mai incerti – adesso un pò ingialliti appunti.
Che con cura custodisco .
Alessandro Giordano