Donne Sante Dee. Guida ragionata alla città di Venezia, edito da MARE DI CARTA, è un libro che prima non c’era, non c’è mai stato. Dunque, un’autentica chicca nel panorama editoriale di questo 2021, e non solo per quel che riguarda le “istruzioni per l’uso” della città Serenissima. Le due autrici – Antonella Barina e Daniela Zamburlin – hanno fatto molto di più. Difficile immaginare un cambio di prospettiva così radicale: obiettivo, rileggere le vicende di Venezia alla luce delle sue innumerevoli protagoniste, note o nascoste, spesso addirittura rimosse.
Schede di donne e sante
Centocinquantaquattro schede dedicate alle donne, ma anche – come recita il titolo – alle Sante, alle figure reali o celebrate nell’immaginario collettivo (dalle Sibille alle Sirene, passando per Thetis, la dea del mare); per ciascuna, una rete minuziosa d’incredibili rimandi, d’itinerari alternativi (dichiaratamente esclusi ristoranti e bar), con un formidabile apparato fotografico di oltre cinquecento immagini ed i disegni originali di Eva Martinez Souto.
Un percorso tra le donne
Un percorso con più connessioni di un sito Internet, a collegare tra loro mondi ed epoche lontane, a costruire la storia, l’altra storia, quella delle pagine di cronaca strappate, dei dipinti non attribuiti alle loro autrici, delle memorie perdute.
Un piccolo rompicapo
I criteri per selezionare ed ordinare le protagoniste di questa avventura non sono stati scelti in base alla cronologia, anche se, alla fine, il rompicapo si risolve in una forma fluida e comprensibile: «Anziché classificarle in base al ruolo, – scrivono Antonella e Daniela nell’Introduzione – ci siamo concentrate su ciò che stava loro a cuore, sulla ricerca delle relazioni tra loro intercorse, sull’interdipendenza di vite ed eventi, narrando in tanti spaccati quell’unico straordinario affresco che è Venezia». Dogaresse e popolane, badesse e imprenditrici, poete ed artiste: tutte illustri per destino.
Le donne viste da Barina e Zamburlin

Nello sguardo di Barina e Zamburlin, la realtà storica si arricchisce di un grandangolo irresistibile: così la leggenda di Maria Partecipazio e la tradizione del bocolo si caricano di significati, sinora poco indagati; la letterata Moderata Fonte ci conduce a riflettere sulle difficoltà dell’amore e sulla necessità di riconsiderare il rapporto tra i sessi in termini di collaborazione fattiva (e siamo nel sedicesimo secolo …); Arcangela Tarabotti, scrittrice e teologa secentesca, denuncia con tutta l’indignazione possibile l’obbrobrio delle monacazioni forzate. Giulia Lama dipinge con l’intensità di Caravaggio, troppo espressionista e cruda perché i suoi lavori non siano sottovalutati rispetto alla coeva Rosalba Carriera. Si cita Chiara Varotari e la sua scuola di pittura, la stessa fatica di un’altra artista, Bice Lazzari, a secoli di distanza, per essere considerate, comprese ed accettate. Oppure compositrici come Barbara Strozzi e poete come Veronica Franco (quest’ultima definita, da sempre, cortigiana, «ma – sostengono le autrici – sarebbe come definire Franz Kafka agente assicurativo»); partigiane, politiche, architette.
Dal sogno della cura alla salvatrice di Venezia
C’è anche Giovanna che sognò il sistema per far fermar la peste, in un sottoportico vicino a corte Nova, nel sestiere di Castello (e si narra vi riuscì, tanto che una pietra rosse, tra i masegni della pavimentazione, la simboleggia ancora). Come non ricordare, poi, la vecchietta di Malamocco che si racconta abbia fatto insabbiare le imbarcazioni di Pipino in laguna aperta, salvando Venezia dall’invasione dei Franchi? Così come Luisa Bergalli, iniziatrice ideale, con i Componimenti poetici delle più illustri rimatrici di ogni secolo, degli studi di genere.
Le autrici
Antonella Barina e Daniela Zamburlin non sono nuove a ricerche di questo tipo: un impegno, quello della rivalutazione della presenza femminile nella storia, perseguito in decenni d’indagini. Barina, per riferirci solo ai progetti più recenti, ha curato nel 2019 Venezia Xenithea – Storie di donne straniere a Venezia, Edizioni dell’Autrice; Daniela Zamburlin, a sua volta, ha scritto per i tipi di Supernova, sempre nel 2019, L’altra metà del Veneto. Vite di donne tra ‘800 e ‘900.
Una visione da donne
Donne Sante Dee nasce da una forte stima reciproca, nel rispetto delle differenze; il risultato, appunto, è un lavoro complesso ed organico, quasi un processo alchemico, che riguarda persino la splendida foto di copertina, a firma di Mita Barina Silvestri: la Thetis tutta d’oro che allatta il dragone, dall’arcone centrale della Basilica di San Marco. L’oro un tempo c’era, ora non più, in realtà. Eppure sembra sia più vivo che mai. Come l’eco di quelle voci, di quei corpi, troppo a lungo ignorati e riconquistati con la forza di volontà. Nominare è riconoscere, affermare, essere.
Bel libro e altrettanto bella recensione!
Bellissima recensione per un libro davvero affascinante! Grazie!