“Semo tute impiraresse, semo qua de vita piene, tuto fògo ne le vene, core sangue venessiàn”. Difficile dimenticare questo canto popolare interpretato magicamente negli anni ’70 dalla voce potente di Luisa Ronchini. Era una specie di grido di battaglia delle impiraresse, le infilatrici di perle veneziane, sfruttate e sottopagate per fare un lavoro che richiedeva grande abilità e maestria. Infilare piccole perle di vetro su fili speciali usati per l’abbigliamento, dai ricami alle collane e per gli oggetti decorativi. Nel 2020 la perla veneziana è diventata patrimonio dell’Unesco. L’arte delle perle di vetro è stata riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Blasone conquistato dopo anni di battaglia del Comitato per la Salvaguardia dell’arte delle perle di vetro veneziane a cui si era unito nel 2017 il Comune di Venezia. La candidatura era stata depositata da Italia e Francia unite dalla nobile iniziativa.
Le perle
Nobile e molto antica, dall’Egitto all’epoca romana, le prime perle create a Venezia, risalgono al Trecento. Prodotte dalle canne di vetro delle fornaci di Murano, hanno rappresentato per la Serenissima una preziosa merce di scambio. E floride esportazioni verso Africa, India, Americhe.
Un omaggio alle perle
Per celebrare l’arte del vetro nel 2017 è nato The Venice Glass Week. Festival internazionale che supporta e promuove questa attività artistica millenaria, una manifestazione molto seguita e ricca di eventi dislocati tra Venezia Murano e Mestre. The Venice Glass Week è promossa dal Comune di Venezia e ideata da Fondazione Musei Civici, Fondazione Giorgio Cini-LE STANZE DEL VETRO, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dal Consorzio Promovetro Murano. È tra i “Grandi Eventi” sostenuti dalla Regione.
Le perle e il riconoscimento Unesco
Grazie al riconoscimento Unesco del 2020, le perle sono state quest’anno protagoniste, impreziosendo i grandi musei e le vetrine dei negozi cittadini.
La mostra a Palazzo Mocenigo
In particolare a Palazzo Mocenigo c’è una mostra davvero suggestiva, in allestimento fino al 30 settembre: “Perle in fiore”. L’artista, Benedetta Gaggia espone fiori straordinari creati con minuscole perle di vetro, usando le antiche conterie muranesi provenienti dall’immenso archivio di famiglia. Boccioli, corolle variopinte, a volte fedeli alla realtà, talvolta magica fantasia. Benedetta recupera con il suo lavoro questa pratica un tempo molto diffusa a Venezia, ma oggi pressoché perduta. Una passione ereditata dalla madre, Mariagrazia Gaggia che è stata allieva della leggendaria Nella Lopez y Royo Sammartini.
L’esposizione delle perle
Una quarantina i pezzi presenti nei sontuosi spazi di Palazzo Mocenigo perfettamente inseriti nel portego seicentesco grazie all’idea di Cristina Beltrami che ha curato, assieme a Giordana Naccari, anche lo stupendo allestimento della mostra a San Giorgio: L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg.
L’occasione tra perle e palazzo
Perle in fiore rappresenta anche un’occasione per visitare Palazzo Mocenigo, nel sestiere di Santa Croce, tra i più attivi e dinamici di Venezia, possiamo definirlo la “Silicon Valley” dell’arte e della storia: Ca’ Pesaro, Ca’ Corner della Regina, Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue. Tutti antichi palazzi sul Canal Grande che magicamente accolgono il visitatore da terra. Entrando in un palazzo veneziano le sorprese sono sempre tante, potreste trovare uno splendido giardino, un portico, una vera da pozzo, statue e affreschi, scalinate maestose.
Un centro studi
Palazzo Mocenigo, antica e sontuosa dimora patrizia, è “Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo”, al suo interno la più ampia collezione tessile e di abiti antichi provenienti da prestigiosi musei. Un percorso che evoca diversi aspetti della vita e delle attività del patriziato veneziano tra il XVII e XVIII secolo. Sede di mostre e convegni, imperdibili gli incontri organizzati tempo fa sulla moda con una straordinaria Luciana Boccardi.
Benedetta Gaggia e le perle
Un luogo evocativo in questi giorni impreziosito dalle creazioni di Benedetta Gaggia, minuscole perle di vetro, che un tempo attraversavano gli oceani ed erano così pregiate da essere usate al posto del denaro per acquistare materiali di grande valore. “Perle in fiore”, un bouquet dalla storia millenaria.
Affascinante questo percorso storico delle perle veneziane! Quante storie,quante iniziative, quante suggestioni gloriose ha ispirato la tradizione di questa città ineguagliabile!
Dott.ssa Elisabetta, credo di aver sentito per la prima volta questo termine, tutto veneziano, che indica una professione molto molto veneziana: le impiraresse. Leggendo ho capito che le donne di Venezia per integrare il loro reddito, lavoravano a casa, infilando le perle prodotte dalle fornaci di Murano. E’ una tradizione che ha accompagnato per secoli la storia di Venezia, ma ho compreso che non bastava infilare le perle, bisognava anche creare un’immagine, disegnare un fiore, un ornamento per un vestito e anche una collana non era semplicemente un filo con perle di vetro infilate, ma vere e proprie opere d’arte. Ogni settimana mi innamoro sempre più di Venezia grazie ai suoi racconti cara Dott.ssa Elisabetta, lei è una delle più efficaci promotrici del bello veneziano. Anche guardando le foto rimango a bocca aperta, le sale e le gallerie di Palazzo Mocenigo, sono luoghi, come Lei scrive, dedicati all’eccellenza culturale dell’arte e della storia. Dovrò anche sentire canzone, piena d’ardore: “Semo tute impiraresse, semo qua de vita piene, tuto fògo ne le vene, core sangue venessiàn”. Complimenti per la sua bella narrazione.
Sono andato su You tube e ho ascoltato alcune interpretazioni di questo canto https://www.youtube.com/watch?v=Eucs85Ppais. Certo assomiglia un po’ a tutti i canti delle oppresse e sfruttate nel loro lavoro, come nella Marche per le donne che lavoravano in filanda.
Sempre toccante nel celebrare le impiraresse!