Addio a Paolo Beldì, 67 anni fra una settimana, era un regista Rai ironico e solitario, mago dei dettagli, con una genialità personalissima. E’ stato trovato senza vita nella sua casa di Magognino, una frazione di Stresa. Venerdì sera era atteso dagli amici al circolo di Levo, per seguire Italia-Belgio, non si è mai presentato, probabilmente stroncato da infarto.
Chi era
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Figlio di Aldo Beldì, uno dei più importanti pubblicitari degli anni ‘50, aveva lavorato con Fabio Fazio, da ‘Diritto di replica’ a ‘Quelli che il Calcio’, dal 1993 al 2009, dunque anche con Simona Ventura come presentatrice. E poi ‘Anima mia’, con Fazio e Claudio Baglioni. “A ‘Quelli che il calcio’ – ricorda Fazio in un tweet – con le immagini partecipava al dialogo, commentava, interveniva: la sua regia parlava ad alta voce, quasi sempre ironizzando”.
Simona Ventura ricorda il regista
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Simona Ventura lo ringrazia così: “Sei stato guida preziosa, uno dei pochi registi che ha creato uno stile, una cifra tutta sua”. Con Adriano Celentano creò ‘Svalutation’, ‘Francamente me ne infischio’, Rockpolitik e anche Rock Economy, nel 2012.
Regista anche a Sanremo
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Fu regista di tre edizioni di Sanremo, 1999 e 2000 con Fabio Fazio, e del 2006 con Giorgio Panariello, nel novembre 2009 ha collaborato anche con Gianni Morandi per lo show ‘Grazie a tutti’. Da giovanissimo scrisse jingle per caroselli e sigle, scoprì la sua vena ironica a Radio Azzurra e a Onda Novara, a fine anni ’70. In tv, ad Antenna3, grazie a Beppe Recchia conobbe Enzo Tortora, Walter Chiari e Teo Teocoli.
Il passaggio a Mediaset
In pochi lo ricordano ma era stato a Mediaset, ai programmi Mai dire Banzai e Mai dire mundial, firmava anche le musiche di Drive in. Fu invece Antonio Ricci a chiamarlo a dirigere ‘Lupo Solitario’ e ‘Matrjoska’.
Il regista torna in Rai
Negli anni ’90, in Rai, con ’Mi manda Lubrano’ per la prima volta indugia sui dettagli, ovvero le scarpe e i calzini, rivoluzionando lo stile televisivo. Autografò ‘Su la testa’ di Gino e Michele con Paolo Rossi e nel 1995 Stelle di Natale con Nino Manfredi, Gigi Proietti, Lino Banfi, Anna Marchesini e Antonio Albanese. Tra i cantautori, collaborò anche con Gigi D’Alessio e Zucchero. “Perchè inquadri i piedi?”, gli chiedevano. Lui rispose con un libro, pubblicato da Zelig, nel 1996.
Il regista e Quelli che il calcio. Un binomio indissolubile
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A Quelli che il calcio, Fabio Fazio iniziava così la trasmissione. “Con Marino Bartoletti e Carlo Sassi”. Già, Sassi. A 91 anni il giornalista milanese apprende la notizia da noi: “Abbiamo condiviso 8 anni a Quelli che il calcio. Era un ragazzo di una simpatia unica, dico ragazzo perchè aveva 24 anni meno di me, spiace a maggior ragione che sia mancato. Ci siamo visti anche nel Verbano, ci incontravamo vicino a Baveno. Era allegro, sempre con le battute pronte”.
E come regista?
“Bravissimo. Il successo di quella trasmissione cult porta anche il suo nome. Era molto attento a qualsiasi commento in onda, di Fabio Fazio, Marino Bartoletti o mio, era prontissimo ad arrivare da noi con le telecamere. Mi spiace che negli ultimi tempi l’avessero un po’ dimenticato. E che sia mancato così all’improvviso. Io sono ancora vivo, malconcio, ma vivo”.
Beldì era tifoso della Fiorentina, Sassi della Cremonese
“La mia squadra era soprattutto in serie B, vissi l’era Vialli, Lombardo, Mondonico. Beldì con i viola soffriva tantissimo, era proprio accanito, raro esempio di novarese che tifasse per i viola, neanch’io conosco l’origine della sua fede calcistica”.
Fra l’altro lei era perplesso, inizialmente, su Quelli che il Calcio
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“Non sul programma, ma sul conduttore. Mi chiamò Bartoletti, ci conoscevamo da anni, dalla Domenica Sportiva: ‘Ho in mente una trasmissione, la faccio solo se ci sei tu’. ‘Proviamo’, rispondo. Poi ‘Cerco un conduttore’. Quando successivamente mi disse il nome ero perplesso perchè ricordavo Fabio Fazio come imitatore. ’Questo qui è capace di guidarla?’. ‘E’ bravo’, mi tranquillizzò Marino. Siamo andati talmente bene da vincere 3 telegatti, in 8 stagioni”.
E Beldì interveniva persino in onda, con l’interfono, a chiosare, o a diffondere gli inni delle squadre
“Aveva un intuito unico, velocità di esecuzione fantastica, riflessi da sportivo. Era una bravissima persona, meritava qualcosa di più nelle ultime stagioni della sua vita”.
Il ricordo del regista di Marino Bartoletti su facebook
“Era un piccolo, frenetico, generoso genio. E soprattutto un uomo gentile e di enorme, quasi infantile bontà. Purtroppo anche un po’ solo…Ora “garrisca al vento” il labaro viola della sua squadra del cuore”.