Ripresa dell’attività industriale del Veneto, malgrado la ripartenza non sia omogena tra i diversi comparti. Dopo la contrazione del -8,6% nella media 2020, ad inizio 2021 ha registrato una attesa variazione positiva del +12% su base annua. Mentre la tendenza congiunturale destagionalizzata è del +3,1%. Oltre alla produzione, salgono anche il fatturato (+3,1%), e soprattutto si acquisiscono ordini sia legati al mercato interno (+5,6%) che alle esportazioni (+6%). Il rimbalzo dell’industria veneta, se paragonato al 2020, quando l’economia era alle prese con il lockdown e l’inizio della pandemia, potrebbe essere definito “fisiologico”.
Il contesto dell’industria regionale è destinato a migliorare ulteriormente nei prossimi mesi, pur condizionato in modo pesante dai costi delle materie prime e dalla carenza di componenti. A dirlo sono i dati dell’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere del Veneto su un campione di 2.275 imprese con almeno 10 addetti, a cui fanno riferimento oltre 90 mila occupati (www.venetocongiuntura.it). E che ci fanno capire quali sono le diverse velocità di recupero in gioco nell’industria veneta.
La curva di risalita del grado di utilizzo degli impianti, nel primo trimestre 2021 si riporta ad un valore prossimo al 73%. Era al 69% a fine anno, in linea con la situazione pre-Covid. Rispetto a quanto osservato lo scorso trimestre, emerge ora una situazione più convergente fra settori.
La ripresa, ma non in tutti i settori
Restano “fuori dal coro” l’industria alimentare e il sistema moda. La prima presenta un grado di utilizzo degli impianti addirittura in flessione rispetto alla fotografia di fine 2020 (dal 71 al 68%), pagando con tutta evidenza il protrarsi delle limitazioni alle attività del turismo e della ristorazione. Anche il sistema moda si ferma ad un grado di utilizzo degli impianti del 68%, pur in risalita di 5 punti rispetto al trimestre precedente. Il settore delle macchine elettriche ed elettroniche (che include anche gli elettrodomestici) ha superato il 77%, con un balzo di 10 punti rispetto alla situazione degli ultimi tre mesi del 2020. Altrettanto interessante il recupero della gomma plastica: il grado di utilizzo degli impianti passa dal 69 al 76%.
Analizzando invece i giudizi relativi al recupero congiunturale emerge che quasi il 53% delle imprese manifatturiere venete ha dichiarato produzione in aumento. Solo un 12% è per la stazionarietà, mentre il 35% ne ha evidenziato una diminuzione. È questa la situazione di fondo che trova poi sintesi nella crescita destagionalizzata della produzione del +3,1%, rispetto al quarto trimestre 2020. Si tratta di una distribuzione di giudizi che ricalca abbastanza fedelmente quanto osservato a fine anno. Il recupero congiunturale continua ad interessare la maggioranza assoluta delle imprese. Al tempo stesso si continua ad avere un terzo abbondante di imprese che stenta ad agganciare la ripartenza.
Bene gomma, macchinari, occhialeria. Male la moda
Rispetto a questa distribuzione media dei giudizi, i settori più polarizzati sul rimbalzo di produzione e vendite sono la gomma plastica, la carpenteria metallica, i macchinari industriali e l’occhialeria. In questi settori i giudizi positivi coinvolgono un’ampia base imprenditoriale, anche con quote significativamente superiori al dato medio del comparto. Il sistema moda e l’industria dei mezzi di trasporto paiono invece collocarsi ancora “in mezzo al guado”: una maggioranza di imprese (che stenta ad essere maggioranza assoluta) segnala produzione e fatturato in aumento, sempre su base congiunturale. Al tempo stesso un 36% di imprese del sistema moda evidenzia produzione in calo (quota che sale al 40% per il fatturato). Mentre per i mezzi di trasporto abbiamo un 27% di imprese con produzione stazionaria, che va ad aggiungersi ad un 24% che dichiara produzione in calo (con effetti più marcatamente negativi per le vendite, indicate in calo dal 33% delle imprese intervistate).