La sentenza del GIP Walter Pelino della Procura di Bolzano che ha archiviato la posizione di Alex Schwazer per “non aver commesso il fatto”. Vale a dire che non ha fatto ricorso al doping, restituisce al marciatore altoatesino il valore più importante per un uomo: l’onore. Del resto le conclusioni del GIP sono esplicite. “è stato accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni d’urina prelevati a Alex Schwazer l’1-1-2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati. Sussistono, poi, forti evidenze del fatto che nel tentativo di impedire l’accertamento del predetto reato siano stati commessi una serie di reati”.
Ridiamo a Schwazer ciò che è di Schwazer
A Schwazer andrebbero restituite anche molte altre cose. Come gli anni di squalifica e che gli hanno impedito di partecipare, con ottime possibilità di vittoria, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
Al tempo stesso, la sentenza di Bolzano apre un squarcio sinistro sui vertici mondiali dell’atletica leggera che non può passare inosservata. Se Schwazer non è colpevole qualcun’altro ha messo in atto una serie di azioni per distruggerlo come atleta e come uomo. E il sospetto che questo qualcuno siano i vertici della WADA (agenzia mondiale antidoping) e della IAAF (organizzazione internazionale dell’atletica leggera) è fortissimo. Se ciò fosse vero (ma se non è vero chi è stato a inguaiare Schwazer manipolando le provette?) come può un appassionato di atletica o di sport in genere credere alle istituzioni che governano le sue discipline preferite?
Cinque anni di lotta
E’ durata quasi 5 anni, del 2016 a oggi, la battaglia del marciatore. Ed è curioso notare come la data della sua assoluzione sia vicina a quella dell’anniversario della morte di Marco Pantani (14 febbraio). Quasi come se il destino avesse voluto unire le storie di questi due grandi dello sport, simili per certi versi diverse per altri. I due campioni sono stati capaci di salire in paradiso e scendere agl’inferi. Ma se Pantani non è più riuscito a risalire perché si è trovato solo nel momento di maggior difficoltà, Schwazer è stato affiancato e sostenuto nella sua battaglia dal suo allenatore Sandro Donati.
Quest’ultimo è stato probabilmente il bersaglio, insieme allo stesso Schwazer, delle alterazioni subite dai test del marciatore. Donati non è solo l’allenatore del campione altoatesino ma anche uno dei simboli della lotta al doping nell’atletica. Colpendo Schwazer, quindi, i mandanti dell’ignobile operazione volevano distruggere la credibilità di uno dei volti più puliti dello sport italiano. Di uno di quelli che da decenni combatte per uno sport pulito.
Non a caso, Donati nel commentare la sentenza ha detto che questa è stata la più grande vittoria di Schwazer, ancora più importante dell’oro olimpico nella 50 km di marcia a Pechino. Non si può dare torto al tecnico. Questa vittoria in un’aula di tribunale è avvenuta contro avversari subdoli e fortissimi, capaci di usare qualunque mezzo, soprattutto illecito.
Schwazer ora vuole Tokio
Ora la coppia Schwazer-Donati sta marciando verso i giochi olimpici di Tokio. Per l’allenatore al suo pupillo basteranno solo due mesi di allenamenti intensi per essere al top e competere per una medaglia olimpica. Gli avversari più pericolosi per il nostro marciatore non saranno gli avversari sul campo ma sempre la IAAF e la WADA. Soprattutto quest’ultima non si è data per vinta ed ha dichiarato, attraverso il suo ufficio stampa, di respingere con la massima fermezza tutte le critiche diffamatorie della Procura di Bolzano e, dopo averne visonato le motivazioni, prenderà in considerazioni delle azioni legali.
Non è finita
La battaglia è quindi ancora aperta, ma i legali di Schwazer sono al lavoro per superare l’ultimo ostacolo: annullare definitivamente la sentenza del TAS di Losanna, che l’8 agosto del 2016 squalificò per otto anni l’atleta di Racines.
La strada per arrivare a Tokio è ancora lunga e il tempo non è certo un alleato. I vertici della IAAF potrebbero usare una serie di cavilli burocratici per ostacolare il ritorno di Schwazer.
La nostra speranza è quella di rivedere al più presto Schwazer, uno dei più grandi talenti della marcia mondiale di tutti i tempi, in gara. Primo perché se lo merita, dopo aver espiato, avendo avuto il coraggio di ammetterli, i peccati commessi in precedenza. Secondariamente perché rappresenta il classico esempio di come un uomo possa riscattarsi e riacquistare la propria dignità.