Un’antica tradizione veneta, attiva fino al secondo dopoguerra e rimasta ancora in alcune parti della provincia trevigiana, voleva che nel periodo dell’Epifania in campagna i Lorienti andassero di casa in casa a cantare la chiarastella o le tipiche canzoni natalizie (pastorelle) in cui comparivano appunto i tre che venivano dall’Oriente (da cui Lorienti), i re Magi. Non erano vestiti con vesti sontuose, ma facevano la questua per raccogliere offerte alimentari da distribuire ai più bisognosi (grano, farina, vino).
I Lorienti: i re Magi delle campagne venete

La tradizione della chiarastella rimane ancora molto presente nelle zone del Trentino e dell’Alto Adige, dove i primi giorni dell’anno oltre alla banda del paese che suona gli auguri, vengono di casa in casa bambini travestiti da re Magi con i vestiti orientali (uno con la faccia dipinta di scuro che si otteneva con il lucido da scarpe), portando su un bastone la stella. Anche loro cantano, portano gli auguri e chiedono delle offerte per i poveri. In cambio delle offerte danno carbone e incenso che servono per benedire la casa e con un gessetto scrivono le loro iniziali sulla porta d’ingresso in segno di buon augurio. Ed è per questo che si vedono spesso sulle porte delle case e delle stalle le iniziali C + M + B, cioè ‘Caspar, Melchior, Balthasar’, interpretabile anche in latino come ‘Christus mansionem benedicat’ (Cristo benedica la casa).
I riti pagani del pignarûl. Re Magi e fuoco
In Friuli Venezia Giulia come anche in Veneto all’Epifania è tradizione accendere il falò. Che si chiami popolarmente ‘brusemo ea vecia’ e abbia ormai la forma di un fantoccio di fascine di legno con l’aspetto della Befana oppure che sia ancora un rogo di tipo tradizionale, rimane un rito imprescindibile del passaggio all’anno nuovo e tutte le feste porta via. Sembra che le radici affondino nei riti celtici pagani delle zone rurali, in cui si adorava Beleno, la divinità della luce che influiva sulle stagioni e sui raccolti. Nel pignarûl (falò) viene bruciato l’anno vecchio e nella direzione del fumo e delle faville si cercano presagi per il futuro.
I re Magi e i falò

In alcuni paesi della Carnia è ancora oggi conservato il rito del tîr des cídulis. Il lancio di rotelle di legno (di abete o faggio) infuocate, accese nel falò, da un’altura vicino al paese, accompagnate da una filastrocca beneaugurante o canzonatoria dedicata a una coppia, reale o inventata. O a una ragazza per la quale si svela un amore nascosto.
Il Friuli e le sue tradizioni

Dopo questi riti di passaggio che scandiscono le festività si ritorna alla vita regolare, le giornate si allungano di nuovo e ritorna pian piano la bella stagione. Per dirla con un detto friulano. «A Nadâl un pît di giâl, ’e Pifanie un pît di strie» (a Natale il giorno è lungo come un piede di gallo, all’Epifania è già lungo come un piede di strega!).