La “carrellata” degli amarcord olimpici prosegue questa settimana con una medaglia d’oro speciale e precisamente quella conquistata a Helsinki nel 1952 dalla triestina Irene Camber. Diciamo speciale in quanto nella scherma, una disciplina che ha dato tantissime soddisfazioni e continua a darne all’Italia, la Camber risultò come la prima donna a vincere una medaglia d’oro. Tra l’altro risultò come prima donna anche nella laurea in chimica industriale al Bo’ di Padova.
Chi era Irene
Facciamo qualche passo indietro nel tempo partendo dal giorno di nascita di questa grande. Il 12 ottobre del 1926 in pieno regime fascista, figlia di Mira Marini e di un avvocato, Giulio Camber Barni che fu anche poeta e soldato, morto in Albania dopo una strana vicissitudine. Venne infatti richiamato nel 1940 per fare il giudice al tribunale militare. Ma si rifiutò di giudicare alcuni militari e di conseguenza spedito al fronte dove trovò la morte. Dopo la guerra, lrene Camber riprese l’attività agonistica che l’aveva già vista quattordicenne in finale ai campionati italiani assoluti. Nel 1952 arrivò l’apoteosi per lei con la medaglia d’oro individuale nel fioretto. Per molti aspetti inattesa in quanto sulla pedana tirava ancora e con tutti i favori dei pronostici l’ungherese Ilona Elek. Straordinaria mancina e già vincitrice dell’oro individuale a Berlino nel 1936 e Londra nel 1948.
La prima vittoria di Irene
La Elek nonostante a Helsinki avesse già compiuto quarantacinque anni era ancora in grado di mettere in fila tutte le avversarie. Arrivò in finale ma sulla sua strada o meglio sulla pedana finlandese trovò la nostra Irene che con i suoi splendidi occhi azzurri sembrò quasi ipnotizzarla e la costrinse alla resa. Fu la stessa Elek ad elogiare la Camber dicendo che aveva perso da una grande schermitrice.
In effetti la nostra atleta l’anno successivo a Bruxelles vinse anche il titolo mondiale risultando a tutt’oggi tra le dieci atlete azzurre capaci di vincere l’oro olimpico e mondiale. Conquistò anche il bronzo a squadre nel 1960 a Roma.
La forza di carattere
Un dato però molto emblematico per capire anche il carattere e la forza della Camber derivò dalla decisione di non partecipare alla olimpiadi successive di Melbourne del 1956 in quanto il 20 ottobre di quell’anno decise di sposare Gian Giacomo Corno. Una decisione molto forte che prevalse sulla sua attività agonistica che l’avrebbe vista con molta probabilità ancora medaglia d’oro.
Il ritiro
Si ritirò nel 1964 dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Tokio e successivamente fu nominata commissario tecnico, incarico che ricoprì fino ai Giochi Olimpici di Monaco dove guarda caso vinse l’oro individuale nel fioretto la veneziana Antonella Ragno.
Oggi all’età di novantaquattro anni è nonna di sette nipoti e ama dire sempre…”sono cresciuta e vissuta in un ambiente multirazziale e multiculturale visto cos’era la mia città a fine anni Venti e Trenta. Cittadini greci,turchi, austriaci. Di conseguenza ho imparato a non avere pregiudizi sulle diversità di cultura e usanze. Trieste godeva di una grande tradizione letteraria e mio padre Giulio in famiglia fu portatore di questa passione per la letteratura e lo sport”.
Non a caso lo sport (quello vero) è un fondamento della cultura.