A metà settembre, il comune di Arquà Polesine (Rovigo) ha celebrato la trentaduesima edizione del premio letterario Raise dedicato alla poesia e alla prosa nel dialetto veneto: una manifestazione a cui partecipano autori da vari Paesi del mondo e che mi è particolarmente caro. Oggi però non parlo del premio in sé ma del libro che ogni anno viene pubblicato in questa occasione: quello che era una semplice plaquette di color blu è diventato, negli anni, un volume di 194 pagine, grazie alla passione e al cuore di Luigi Carlesso assessore alla cultura e segretario del premio con i contributi di studiosi della storia polesana.
I testi che mi hanno colpito al cuore

In quelle pagine quest’anno mi hanno colpito ed emozionato due testi:” Ospitali in Arquà sulla via Romea Germanica “di Chiara Vicentini e “La via Romana per Arquà” di Raffaele Peretto. Si tratta di studi che, motivati dall’anno giubilare, scavano nella storia e nella geografia del paese polesano.
I lettori sono guidati dai due studiosi nelle profondità del tempo, dove la realtà storica del paese, spesso ignota al grande pubblico viene riportata alla luce fino ai minimi particolari (una pietra, una lapide). In questa luce assumono il loro vero significato le chiesette disseminate lungo il cammino come quelle di Cornè e di Sant’Antonio
Va detto che Arquà si trovava in posizione strategica sulla via battuta dai pellegrini che dal Nord si dirigevano verso Roma: la loro avventura era protetta dagli ospitali che con la relativa chiesetta costituivano un presidio di umanità. Particolare curioso: un romeo tedesco morì ad Arquà e lì è sepolto.
Il mio cuore polesano

Personalmente ho trovato il filo rosso che mi lega alla terra polesana: un traghetto che univa la sponda arquatese del fiume Tartaro Alla Rocca, un villaggio di poche anime. Questo traghetto era noto fin dal Medioevo con il nome di Passo Rosatti come si legge nelle antiche cartografie. E qui su quel nome nasce la mia emozione: mia madre si chiamava Iolanda Rosatti ed era nata alla Rocca, terra dei suoi antenati.
La storia racconta che su quel ponte di barche transitavano in ogni stagione uomini e cavalli, pellegrini e cardinali un papa e ambasciatori, cavalieri e giovani aristocratiche destinate a matrimoni di Stato, mercanti e avventurieri.
Alla Rocca, dicono le carte, c’era un’avviata Osteria dove sostavano i viaggiatori. Ma un Vip del tempo, il papa Pio VI, racconta Chiara Vicentini, nel 1782 fece una breve sosta in casa Rosatti “dove si ristora con acqua e limone e un caffè e si intrattiene. Benedice il popolo festante prima su una riva e poi sull’altra”.
Il passo Rosatti era noto in Europa, testimoniato da antichi viaggiatori e riportato nelle guide come, per esempio “Itinerario d’Italia” di Francesco Scotto del 1747.
Questo racconto ha una morale: quando parliamo di radici sappiamo che in profondità si congiungono alle impronte lasciate dalla storia.
Parole sospese nel cuore

Ci sono situazioni, fatti e parole che ci sorprendono e un po’ci confondono. Per esempio, questa frase, trascritta da un testo che ho dimenticato:” Ebbene, riprendiamo da una parola sospesa”.
Una esortazione chissà a chi rivolta, e da chi espressa, c’è spazio per l’immaginazione.
Ognuno dei miei lettori si può appropriare di quelle cinque parole e giocarci, come credo avrebbe fatto Umberto Eco. Per quanto mi riguarda nel mio computer c’è una sezione intitolata Collezione di parole da cui oggi estraggo Silenzio, parola forte che aleggia sui nostri giorni e può suggerire una lunga meditazione. In effetti dovremmo parlare di Silenzi.
Quando parla il cuore

Vediamo: il poeta dice che” la parola silenzio assomiglia a una stanza piena di vento e di echi lontani”, mentre l’artista direbbe: “Come si dice che il color nero contiene tutti i colori, così si può dire che nel silenzio dormono tutti i suoni”.
L’esperienza ci porta a conoscere i silenzi positivi e quelli purtroppo negativi e qualifichiamo i primi con aggettivi tipo incantatore, meditativo e gli altri come opprimente, ossessivo, ecc.
In questi giorni c’è un silenzio sospeso sopra i rumori orribili delle guerre, ma solo un miracolo potrebbe spegnere quelle tempeste di odio, di fuoco e di sangue.
In negativo c’è un verbo, caro ai despoti ed è SILENZIARE, cioè rendere muti gli avversari del potere. In questi casi, però, gli uomini di buona volontà escono dal loro silenzio impaurito e alzano la testa e la voce.
Ai lettori, la continuazione di questi pensieri.
La casa vecchia

(poesia)
Luce su foglie d’autunno
tremanti,
fulgore dorato nell’aria:
è domenica al mio paese.
La notte
è stata piatta e silenziosa
solo i sogni l’hanno agitata.
Ora il vibrato del fogliame
accende
sommesso e confidente
il risveglio in casa vecchia.
La grande
Campana detta di sant’Andrea,
sollecita i credenti alla messa.
E tu ascolti con me l’arrivo
del giorno.
E’ la gioventù che torna, suoni
e colori mai più dispersi.
Anonimo


















































































Bellissimo e veritiero pensiero …”Come si dice che il color nero contiene tutti i colori, così si può dire che nel silenzio dormono tutti i suoni”
Personalmente , in questo momento sono in osservazione di tutto, perché regna il Caos più totale nelle menti. Bisogna cadere giù giù giù prima di un risveglio… che sento avvenire piano piano, attraverso il cuore o, se si vuole, “il sentire di pancia” ♥️
È sempre un piacere leggere queste riflessioni. “Nel silenzio dormono tutti i suoni” ci fa pensare ai tanti silenzi assordanti che stanno attorno a noi.
Grazie Ivo,mi hai fatto conoscere tu quei posti tanto amati ,dove rivivono i tuoi più bei ricordi.
Hai invitato mia figlia Caterina ad esporre i suoi dipinti proprio lì ad Arquà Polesine dove per sempre ritrovi le tue amate radici.
Grazie 💘 per sempre.