Paolo Toffolutti, o il vizio della pittura. A SPARC, Spazio Arte Contemporanea, nel cuore del sestiere veneziano di San Marco, l’artista friulano ha da poco esposto un’ampia selezione di opere di grande formato, di estrema potenza evocativa. La mostra, curata da Luca Berta e Francesca Giubilei, rivela qualcosa della sua specificità sin dal titolo Soggetti Smarriti.
Gli elementi dei “Soggetti Smarriti”

La pratica pittorica risulta infatti decostruita, a partire dai suoi elementi fondamentali, perché il colore non viene steso direttamente sulla tela, bensì su altre superfici che poi servono a trasferirlo a rovescio, steso in varie direzioni e con strumenti diversificati(pennelli o stracci, oggetti, spugne: «è un po’ come andare a spasso senza una meta ben precisa – spiega lo stesso artista – Quindi attendo che la pittura si essicchi; dopodiché, mediante una resina, la trasferisco dal supporto iniziale alla superficie della tela, permettendo al verso che prima stava sotto, nascosto, di apparire in bella evidenza al mio sguardo».
L’artista

Toffolutti, nato ad Udine nel 1962, torna a dipingere dopo venticinque anni, durante i quali si è dedicato alla curatela e all’insegnamento. Le sue opere sono materiche e trasparenti ad un tempo; i frammenti di pittura trasferiti sulla tela sembrano talvolta ritagli cartacei, da utilizzare alla maniera di un collage; la pratica pittorica ricorda il monotipo.
Tuttavia, il soggetto smarrito non riguarda solo lo stravolgimento della tecnica; piuttosto suscita in noi alcune riflessioni sull’esercizio del linguaggio in sé. Gli spazi luminescenti, frattali,sulla tela di Paolo Toffolutti, vivono anche di un tempo di qualità:l’arte è gesto, e l’energia di quell’azione alternativa libera la potenza della materia, lasciandosi attraversare da quello che apparentemente non c’è, o è nascosto. L’artista opera in levare, ma il suo intervento è comunque generativo, perché non è detto che esista solo un modonel percepire la realtà. Di più, concepire una dimensione alternativa diviene per noi, più che mai oggi, un’urgenza, una necessità del vivere. L’instabilità, la possibilità di una diversa visione consente di raggiungere il cuore delle cose, è anch’essa forma ritrovata.
I “Soggetti Smarriti”

Nelle grandi campiture di questi lavori, la texture materica del frammento si disperde nelle velature, in un allestimento che coniuga le nebbie veneziane con la presenzadi oggetti fuori contesto, poveri scarti che entrano necessariamente in relazioni con le tele esposte. Toffolutti motiva la scelta citando Rauschenberg, quando sostiene che «la pittura è legata sia all’arte che alla vita (…), quindi io cerco di agire nell’intervallo tra le due».
“Soggetti Smarriti” come metafora di vita

Il vizio di Toffolutti, quell’impulso che lo ha spinto a riprendere a campire lo spazio con risultati splendidi sul versante informale, può essere avvicinato ad una metafora dell’essere in vita, un’esperienza – come sostiene l’artista – che produrrebbe assuefazione o dipendenza: «Come nell’esistenza, mi trascino e lascio tracce sulla superficie della tela che vado dipingendo e che rappresentano una temporizzazione di differenti scene di una narrazione…». E ciò che conta, ancora una volta, non è lo spazio in cui l’evento-opera si manifesta, quanto il tempo che scandisce i ritmi dell’agire. Meraviglioso che, in questi lavori ampi, in cui si può identificare anche una partitura sonora degli intervalli, con le sue salienze e le sue interruzioni, il tempo ciclico non trascuri quello lineare, progressivo: la divisione cellulare delle monadi cromatiche, il complesso dei bioritmi, degli impulsi nervosi da un lato; dall’ altro l’inevitabile processo di senescenza e deterioramento. Attraverso le trasparenze della stratificazione, indagata la materia nel profondo, la coscienza del gesto trasforma le apparenze nell’impresa di un viaggio, alla scoperta di noi.
Soggetti Smarriti
Opere e installazioni di Paolo Toffolutti
a cura di Luca Berta e Francesca Giubilei
SPARC* – Spazio Arte Contemporanea, San Marco 2828°, campo Santo Stefano – 30124 Venezia
Grazie Francesca, ci hai preso in pieno. Buon lavoro