Invadendo l’Ucraina da molte direzioni, l’operazione militare della Russia può essere inquadrata nella sfera della violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite che sancisce il divieto di ricorrere allo jus ad bellum contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica (in questo caso ucraina) di uno Stato membro delle Nazioni Unite con personalità internazionale. Ora deve essere il Cremlino a motivare quest’aggressione militare sul piano giuridico internazionale. L’ultimo discorso del Presidente Vladimir Putin, che annunciava l’azione coercitiva militare contro gli ucraini, è costituito da un elenco di lamentele contro i Paesi occidentali: una sorta di minestrone di ragioni per giustificare l’aggressione del territorio indipendente dello Stato ucraino.
Putin e la sua posizione

Putin, con il suo intervento televisivo, fissa convintamente la sua posizione come una sorta di risposta alla gamma di precedenti presunte violazioni del diritto internazionale da parte dei Paesi occidentali, tentando in tal modo di prevenire le critiche dure da Stati che ritengono che Mosca stia violando il diritto internazionale.
Secondo il capo del Cremlino «Dopo il crollo dell’URSS, iniziò effettivamente la spartizione del mondo e le norme di diritto internazionale che si erano sviluppate a quel tempo – e quelle chiave, di base, furono adottate alla fine della seconda guerra mondiale e ne consolidarono ampiamente i risultati – cominciò a interferire con coloro che si dichiararono vincitori della Guerra Fredda».
Putin e gli eventi precedenti

Ha ricordato anche le responsabilità dell’Occidente che ha condotto «una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, utilizzando aerei e missili proprio nel centro dell’Europa. Diverse settimane di continui bombardamenti di città civili, su infrastrutture di supporto vitale. Dobbiamo ricordare questi fatti, altrimenti ad alcuni colleghi occidentali non piace ricordare quegli eventi, e quando ne parliamo preferiscono indicare non le norme del diritto internazionale, ma le circostanze che interpretano come meglio credono».
Iraq, Libia e Siria

Sempre nel suo discorso, Putin ha voluto ricordare le responsabilità dei Paesi occidentali nei confronti dell’Iraq, della Libia e della Siria sostenendo che «l’uso illegittimo della forza militare contro la Libia, la perversione di tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione libica hanno portato alla completa distruzione dello Stato, all’emergere di un enorme focolaio di terrorismo internazionale, al fatto che il Paese è precipitato in una catastrofe umanitaria che non si ferma da molti anni. guerra civile. La tragedia, che ha condannato centinaia di migliaia, milioni di persone non solo in Libia, ma in tutta questa regione, ha dato luogo a un massiccio esodo migratorio dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa», come pure era stato già preparato per la Siria dove «i combattimenti della coalizione occidentale sul territorio di questo Paese senza il consenso del governo siriano e la sanzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu non sono altro che aggressione, intervento».
Putin e l’Iraq

Sull’Iraq, il presidente russo ha ricordato che «Tuttavia, un posto speciale in questa serie è occupato, ovviamente, dall’invasione dell’Iraq, anche senza alcun fondamento giuridico. Come pretesto, hanno scelto informazioni affidabili presumibilmente disponibili per gli Stati Uniti sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. A riprova di ciò, pubblicamente, davanti agli occhi del mondo intero, il Segretario di Stato americano ha agitato una specie di provetta con polvere bianca, assicurando a tutti che questa è l’arma chimica sviluppata in Iraq. E poi si è scoperto che tutto questo era una bufala, un bluff: non ci sono armi chimiche in Iraq. Incredibile, sorprendente, ma il fatto resta. C’erano bugie al più alto livello statale e dall’alto podio delle Nazioni Unite. E come risultato: enormi perdite, distruzione, un’incredibile ondata di terrorismo».
Putin intacca i valori della carta dell’ONU

Le violazioni avvenute negli anni trascorsi delle norme di diritto internazionali dell’Occidente rendono difficoltoso respingere certe affermazioni del presidente russo e hanno finito per erodere il valore della Carta dell’ONU sul ricorso all’azione coercitiva armata. Ma le denunce di Putin sulla condotta dei Paesi occidentali contro il diritto internazionale, non giustifica che la Russia oggi si comporti in netto contrasto con le regole su cui si poggiano i rapporti internazionali. Se gli Stati membri dell’Alleanza atlantica hanno violato il divieto del ricorso alla forza, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, quando bombardarono il territorio serbo nel 1999, ciò non può per nulla motivare il bombardamento di Mosca sul territorio ucraino.
Putin e la paura dell’espansionismo dell’Alleanza Atlantica

Il capo del Cremlino spiega nel suo discorso la minaccia dell’espansionismo dell’Alleanza atlantica verso i confini russi, il presunto controllo occidentale su quelli che chiama “i nazisti” in Ucraina, il posizionamento di armi sofisticate sul suolo ucraino, comprese le armi di distruzione di massa.
«Per gli Stati Uniti e i suoi alleati, questa è la cosiddetta politica di contenimento della Russia, evidenti dividendi geopolitici. E per il nostro paese, questa è in definitiva una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come popolo. E questa non è un’esagerazione: è vero», e ha aggiunto «questa è una vera minaccia non solo per i nostri interessi, ma anche per l’esistenza stessa del nostro Stato, la sua sovranità. Questa è la linea molto rossa di cui si è parlato molte volte. L’hanno superata».
Secondo sempre Putin

«L’intero corso degli eventi e l’analisi delle informazioni in arrivo mostra che lo scontro della Russia con queste forze è inevitabile. È solo questione di tempo: si stanno preparando, aspettano il momento giusto. Ora affermano anche di possedere armi nucleari. Non permetteremo che ciò avvenga. Come ho detto prima, dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha accettato nuove realtà geopolitiche. Rispettiamo e continueremo a trattare con rispetto tutti i paesi di nuova formazione nello spazio post-sovietico. Rispettiamo e continueremo a rispettare la loro sovranità, e un esempio di ciò è l’assistenza che abbiamo fornito al Kazakistan, che ha dovuto affrontare eventi tragici, con una sfida alla sua statualità e integrità. Ma la Russia non può sentirsi al sicuro, svilupparsi, esistere con una minaccia costante proveniente dal territorio dell’Ucraina moderna».
In aiuto del Donbass?

Poi riprende un linguaggio più giuridico, fornendo la giustificazione formale della Russia per l’uso della forza «semplicemente a te e a me non è stata lasciata alcuna altra opportunità per proteggere la Russia, il nostro popolo, ad eccezione di quella che saremo costretti a sfruttare oggi. Le circostanze richiedono un’azione decisa e immediata. Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della Parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione Russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con il Donetsk Repubblica popolare e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale.
Le colpe dell’Ucraina?

Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza».
Il diritto all’autodifesa

Infine, dopo diversi riferimenti al diritto delle persone all’autodeterminazione, menziona ancora il diritto della Russia all’autodifesa «Ripeto, le nostre azioni sono autodifesa contro le minacce che ci vengono poste e da un disastro ancora più grande di quello che sta accadendo oggi. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di chiedere collaborazione per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo che crei le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, ci rafforzi dall’interno nel suo insieme. Io credo in questo; in questo è il nostro futuro. Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa».
È possibile tracciare tre argomentazioni analizzando il discorso di Putin:

1) in primis, la Russia dice di usare l’impiego di forza bellica per legittima difesa, previsto dalla Carta dell’Onu, per tutelarsi dalla eventuale minaccia ucraina, un attacco che non è imminente da parte dell’Ucraina contro i russi. Mi ricorda molto l’autotutela difensiva, che teorizzò il presidente Bush junior agli inizi di questo secolo.
2) Poi, c’è la questione della “legittima difesa collettiva” delle sue repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk che hanno avuto il riconoscimento da Mosca come entità statali indipendenti. Va detto subito che essi non lo sono, anche se Putin ha firmato il loro riconoscimento per il fatto che l’Ucraina li avrebbe aggrediti violando la loro integrità territoriale. Tuttavia, la portata dell’intervento militare della Russia e il presunto obiettivo di smilitarizzare lo Stato ucraino sembrano non realizzabili tanto da soddisfare i parametri di necessità e proporzionalità.
3) Infine, dal lato del diritto internazionale umanitario, la Russia starebbe agendo per frenare il genocidio dei russi presenti in Ucraina orientale, ma la vera questione sta nel fatto che l’intervento di umanità viene respinto come una valida eccezione al divieto dell’impiego dell’azione coercitiva bellica. Il discorso di Putin non porta in rilievo questo punto, né utilizza l’espressione intervento umanitario, ma la sua argomentazione concerne principalmente di legittima difesa individuale o collettiva.