Classe 1947, Paolo Levorato gira la boa dei 36 anni come speaker della Regata Storica. È stato ancora a Ca’ Foscari, per la trentaseiesima volta, tra monitor, appunti e microfono.
Paolo che ricordi ha?
«Ricordo la mia prima Regata Storica – sorride Levorato – vinsero Giuseppe Schiavon Bufalo e Sergio Tagliapietra Ciaci. Come madrina c’era l’elegantissima Paola Ruffo di Calabria, che sarebbe diventata regina del Belgio. Alla machina dopo l’arrivo, Ciaci era madido di sudore e si avviò verso la nobildonna per abbracciarla. Lei, signorilmente ma inesorabilmente, arretrò fuori dalla portata del grande regatante. Fu una scena imbarazzante, ma anche esilarante».
Paolo e la prima volta?
«Risale al 1966. Con amici avevo organizzato un torneo di basket nel campo di via Carducci, ma non trovavamo il presentatore. Malvolentieri mi prestai a fare lo speaker e per la vergogna rimasi nascosto in un terrazzino con il microfono in mano».
Un po’ di Paolo Levorato
Da allora la sua voce è stata udita in molte manifestazioni sportive nel territorio veneziano ed oltre. Funzionario della Sip, per la quale si occupava delle relazioni esterne, Levorato ha abbracciato soprattutto il ciclismo, suo sport prediletto, presentando e lavorando di fino nelle cronache durante corse a Napoli, a Torre Pedrera (Rimini), a Montebelluna, tanto per citarne qualcuna. A Mestre ha ideato e promosso le prime tre edizioni del Chilometro del Corso, con i più noti campioni del momento, fra i quali Moser, Saronni e Baronchelli. Non pago, per la sua città inventò la caccia al tesoro in piazza Ferretto.
Paolo ma cosa aveva creato?
«Ero chiamato in tutta Italia grazie al passaparola. Passavo dalle discipline sportive alle sfilate di moda. Poi sono venute le mostre di pittura e la collaborazione con il ristorante Amelia, dove ho presentato libri ed autori. Infine ecco il nuoto, l’ippica e le maratone: ho dato voce alla VeniceMarathon e alle maratone di Milano ed in Sardegna».
Paolo una vita al microfono, anche in radio e in televisione?
«Con Radiomestre Centrale e Televenezia. Da solo in Piazza San Marco a presentare i primi Carnevali degli anni ’80. E poi le partite di calcio fra non vedenti. Non dovevo parlare solo per il pubblico, ma per i giocatori stessi. Gli atleti indossano mascherine sugli occhi per contrastare i furbetti che magari ci vedono un pochino. La palla contiene dei sonagli, che permettono ai giocatori di capire dove si trovi; un’esperienza toccante e particolare, nella quale lo speaker fa integralmente parte del gioco».
E i 20 anni con Calzavara con i kart?
«All’inizio, Francesco mi diceva che di kart non capivo niente. Dopo vent’anni era ancora di questo parere. Ma non dimentichiamo che ho anche un cuore. Per molto tempo ho frequentato il brefotrofio di villa Franchini a Preganziol. I bambini mi chiamavano mamma Paolo o zio Alleuia, perchè facevo sempre cantare quel componimento. Cerco sempre di coinvolgere la gente. L’anno scorso il sindaco Luigi Brugnaro mi aveva promesso un premio alla carriera. Ormai non ci pensavo più ma….»
Ma?
«Quel premio è arrivato il 7 ottobre. Sono stato ricevuto dal Sindaco e sono stato premiato come il giornalista, anche se non lo sono, come la voce che da ormai 36 anni racconta la regata storica di Venezia dalle rive del Canal Grande. Diciamo che mi ha fatto un po’ aspettare ma ha mantenuto la promessa. Ah. Non intendo mica andare ancora in pensione eh!».
Grande Paolo!